08/05/07

Team Shosholoza, il potere della comunicazione


Tra tutte le bellissime, eleganti e accattivanti barche dell’America’s Cup Class, quella di Team Shosholoza è una delle più impressionanti. Il primo Challenger sudafricano nella storia della Coppa è partito da Cape Town seguendo un’idea del Capitano Salvatore Sarno. Fondatore e sostenitore del progetto, Capitan Sarno è un vero artista e ha creato personalmente la grafica adatta per rappresentare al meglio la nazionalità del team.


Il logo di Team Shosholoza svela una passione particolare, sia che lo si veda su RSA 83, sia sulle uniformi o alla base; trasmette energia e volontà di iniziativa.

“Volevo qualcosa che comunicasse immediatamente l’idea dell’Africa al mondo intero” dice Capitan Sarno, cui era chiaro fin dall’inizio che l’America’s Cup – considerata uno tra i dieci eventi sportivi internazionali più importanti al mondo – sarebbe stata un’occasione perfetta per rappresentare il vero spirito e la passione dei sudafricani. Ed è proprio ciò che sta accadendo. “La grafica della nosra barca deve comunicare tutto questo”.

E lo fa in pieno: sgargiante, appariscente e colorata. Il progetto di Capitan Sarno è stato ispirato dai due oceani che circondano l’Africa. La onde stilizzate rappresentano la forza dell’oceano Indiano e Atlantico. Le esuberanti forme geometriche e colorate sono un tributo alle affascinanti tradizioni delle tribù Zulu, Xhosa e Ndebele, in cui differenti combinazioni di colori e design sono legati a particolari significati e simbologie. Il design si è poi sviluppato insieme alla campagna sudafricana, incorporando anche i vibranti colori della bandiera nazionale e l’essenza dell’arte tradizionale. Tutto questo per riuscire a comunicare i valori di Team Shosholoza, non solo nell’ambiente del Port America’s Cup ma in tutto il mondo. La missione di Capitan Sarno era quella di avere un team nazionale e far scoprire a tutto il mondo il contesto della nuova democrazia sudafricana, così ricca di risorse umane, abilità nascoste e tecnologia agli stessi livelli del resto del mondo. Questo è il messaggio che cerca tutt’ora di diffondere.


Il nome Shosholoza ha le sue radici nella cultura sudafricana, e trae ispirazione da una tipica canzone intonata dai lavoratori, che si può tradurre con l’espressione: “spingiamo tutti insieme come se fossimo una persona sola”, spiega lo stesso Sarno. Un significato che si addice perfettamente allo spirito di questo team di America’s Cup che, in pochissimo tempo, ha fatto passi da gigante e che adesso si è trasformato in un challenger molto serio e competitivo.


Team Shosholoza è un chiaro esempio di sfidante all’America’s Cup che regata per i colori della propria bandiera – “per la nazione dell’arcolbaleno” – e solo questo può essere sufficiente per comprendere l’identità del team. Ogni componente della campagna comunica al mondo i valori su cui si fonda il team – dalla bandiera che ondeggia sopra la base, alla quantità non indifferente di elementi dell’equipaggio provenienti dal Sud Africa, alla vivace grafica del logo.


Capitan Salvatore Sarno è il Presidente del ramo della Mediterranea Shipping Company con sede a Durban. È riuscito a incorporare perfettamente lo sponsor principale nell’immagine del team. Quando gli si chiede quale sia il simbolo che rappresenta più di tutti il Team Shosholoza, Sarno parla di “attaccamento alla maglia”. Ogni membro del team crede molto in questa impresa, e dopo aver raggiunto risultati assolutamente considerevoli, queste parole suonano così ricche di significato come non mai.

“Il sogno africano”

"Shosholoza è un sogno: un sogno Africano. Un sogno a cui possiamo tutti prendere parte e che diventerà realtà. Il nostro obiettivo è quello di dimostrare al mondo intero che se persone normale, brave e oneste, libere da ogni pregiudizio raziale, riescono a costituire un team, allora niente è impossibile.
Team Shosholoza è il gruppo piu’ motivato della 32ma America’s Cup e il nostro obiettivo è quello di arrivare entro i primi quattro sfidanti.
Lavoriamo in un ambiente che incoraggia ogni singolo a dare un magnifico contributo. Onora l’integrità personale e l’onestà.
Riconosci gli obiettivi personali e rifiuta i progetti che non sono chiari.
Valorizza continuamente i tuoi principi e continua a svilupparli.
Divertiti e sii un team che trasmette ispirazione".

07/05/07

Shosholoza, vittoria per il futuro


Dal nostro inviato VALENCIA (Spagna) N el piazzale in cemento arrostito dal sole l' inno di Shosholoza violenta i timpani, mentre la barca «a marcia indietro» torna a casa. A poppa ci sta Paolo Cian, il timoniere napoletano, che risponde agli applausi con un gesto di gioia autentica, come se avesse segnato il gol decisivo. Per di più dell' ex, al primo minuto della partita e avesse scongiurato la beffa al 90°, tagliando il traguardo davanti a Mascalzone Latino Capitalia di soli 6 secondi. «Con questo abbiamo battuto tutti i team italiani», scherza il capitano Salvatore Sarno, appena sbarcato da Shosholoza insieme alla sua tribù. Lo avevano preso per matto quando alla fine del 2003 si era messo in testa di portare il Sudafrica in coppa America. A DURBAN Sarno in Sudafrica è arrivato una ventina d' anni fa, quando «tutti scappavano perché avevano paura della rivoluzione. Noi invece abbiamo investito sul futuro». Più futuribile di così: portare l' Africa con le sue contraddizioni nella regata più esclusiva e più ricca del mondo. «Avevamo un segreto - spiega Sarno che vive fra Durban e Città del Capo dove è il responsabile della Msc Sudafrica - fare tutto con passione ed entusiasmo. Io ero certo che saremmo arrivati». Per Shosholoza ha scelto quasi tutto personalmente: dalla livrea etnica della barca, al timoniere (Cian, il miglior match racer italiano), al tattico (Tommaso Chieffi, da oltre vent' anni in coppa America). «E' bello che la Coppa abbia trovato un personaggio così - spiega il tattico italiano nato ad Anversa che in questa edizione gareggia per i sudafricani -, con il suo entusiasmo e la sua grinta. Sarno è contagioso, mi sento in debito, farei un' altra Coppa con lui». Già prima della regata con Mascalzone, Sarno aveva spiegato la strategia. «Se rivince Alinghi - e secondo me è molto probabile - saremo ancora in gara nel 2009, fra due anni. Noi siamo già pronti per ripartire e a febbraio 2008 potremo varare Rsa 101, la prima barca della nuova generazione. Abbiamo già il progetto in mano». Ha idee precise il comandante. «Premi particolari per queste vittorie? Assolutamente». All' inizio della campagna Sarno aveva parlato chiaro ai ragazzi neri che si erano presentati da lui. Non ci saranno soldi in più di quelli che guadagnate oggi, ma un giorno, il presidente del Sudafrica sarà orgoglioso di voi. Quel giorno è arrivato e adesso Shosholoza sogna il sesto posto. Con un equipaggio composto in gran parte da sudafricani, che non avevano alcuna esperienza di America' s Cup. Ma già da una decina d' anni la Msc e la Marina sudafricana hanno dato vita a una fondazione che toglie i ragazzi dalle strade, gli trova un lavoro e gli insegna ad andare a vela. Alcuni di quei ragazzi oggi sono nel team di Sarno, che batte, quello di Capitalia. BATTICUORE «Siamo uno spot per cardiotonici. Questo è sicuro - scherza Tommaso Chieffi, stratega del Moro di Venezia finalista di Coppa nel ' 92 - anche con Mascalzone abbiamo sofferto fino all' ultimo». Una strambata sbagliata, i mascalzoni che fuggivano verso la penalità da scontare sulla linea del traguardo, ma Shosholoza è arrivata un attimo prima. «Sono contento soprattutto per Paolo Cian - continua Sarno, che è stato il più giovane comandante della marina mercantile italiana -, era l' ex e questa regata l' ha vinta lui con quella penalità in partenza. Sono soddisfatto, ma il difficile viene adesso: arrivare da zero a 95 è facile. Più complicato arrivare da 95 a 100, per cui ci dobbiamo già mettere al lavoro per la prossima sfida. Questa volta abbiamo pagato un tributo all' esperienza. Tutte le volte che c' è una strambata io prego - aggiunge sorridendo -. Ma nella prossima Coppa non sarà così». L' inno di Shosholoza è ancora assordante nel piazzale arrostito, ma mai come in questo momento il suo significato appare appropriato: mi muovo in avanti. Velocemente.

Pasini Gian Luca dalla Gazzetta dello Sport del 7 Maggio 2007