Ascoltando questa magnifica canzone, “Shosholoza”, la voce spettacolare di colui che canta mi fa pensare, anche se mai vi ho messo piede, quanta bellezza, tristezza e sofferenza possa racchiudere nello stesso tempo una “terra”, il Sudafrica, tanto lontana dal mio Paese; ma eppure, non certo come sottofondo, quanta speranza possa esserci nelle parole di chi al mattino, prima di recarsi in miniera per guadagnarsi un giorno in più di vita, ma forse era pure troppo, cantava per farsi forza.
Questa canzone racconta la storia di chi ha sofferto per anni, decenni, secoli, una storia intera, di solitudine, disprezzo, povertà, fame, indifferenza, quella che ancora oggi è a tratti presente; quella che però, grazie al lavoro di un Uomo che per 27 lunghi anni è stato rinchiuso in una fredda e isolata prigione, Nelson Mandela, oggi è solo un brutto ricordo del passato: 27 lunghi anni in carcere affinchè “quello”, il bianco, guardasse “l’altro”, suo fratello, il negro, con gli stessi occhi con cui guardava uno del suo colore.
In quell’impresa, se me lo permettete, io vi vedo, anche se naturalmente molte cose sono diverse, l’impresa del Comandante Sarno perché quella barca racchiude la stessa speranza che è nelle parole di questa canzone che porta il suo stesso nome: quello di fare in modo che anche un Paese che tanta povertà e sofferenza porta con sè, potesse farsi strada tra le onde dei match race, e che tutti insieme nello stesso pozzetto, fratelli di colore diverso, potessero lottare e gioire finalmente insieme per qualcosa in cui credono entrambi.
I colori, i disegni che il Team Shosholoza ha scelto sono quelli del Sudafrica, un caso?
No, affinchè tutto il mondo potesse riconoscerli, alzare gli occhi e vederli gareggiare con team da sempre presenti sulla cresta dell’onda, ma soprattutto affinchè il mondo, scorgendo quanto entusiasmo c’è negli occhi di questi ragazzi, quanta voglia di guardare dritto fino alla linea immaginaria che segna il traguardo, potesse dire: “c’è un nuovo concorrente che gareggia con onore affianco a noi per alzare anch’egli la coppa”.
Ma tutti non sanno che quella coppa l’hanno già vinta. E allora non servirà solo un oggetto, la brocca d'argento appunto, per guardarli con occhi diversi e sinceri e apprezzarli per quello in cui credono.
Non servirà vincerla perchè, nel nostro piccolo o grande che sia, con la realizzazione del sogno chiamato "Shosholoza", the soul of saling, la semplice idea di aver partecipato ad un evento simile e di aver riscattato un intero popolo vale più di ogni altra vittoria e annulla ogni sconfitta.
E questo, il Comandante Sarno dall'alto della sua cabina di comando, lo ha capito prima di tutti noi…
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