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19/04/07

Ian Ainslie: su Team Shosholoza una nuova generazione di velisti


Ian Ainslie, stratega a bordo di Team Shosholoza, ricopre un ruolo fondamentale nella prima storica sfida sudafricana all’America’s Cup. Professore di scuola superiore a Simons Town (a qualche chilometro da Città del Capo) e velista olimpico nella classe Finn, ha fondato la Izivunguvungu MSC Foundation, una scuola di vela finalizzata al recupero dei giovani ragazzi di strada. Iniziata “per gioco”, questa scuola è diventata la fucina dei velisti di Team Shosholoza. Oggi, alcuni dei suoi allievi regatano al suo fianco contro i più grandi campioni del mondo.

D:Quanto è stato difficile, o facile, appassionare i giovani ragazzi alla vela?

Ian Ainslie: L’idea iniziale era fare qualcosa di buono per i ragazzi di strada che vivono attorno all’area di Cape Town. Mi chiedevo in continuazione cosa potessi fare per loro; tutti conoscono il problema, ma trovare una soluzione è sempre difficile. Anche lo Stato non si impegna molto per questa causa. I ragazzi di Simons Town, pur vivendo sul mare, non hanno nessun rapporto con l’acqua, le barche e il nuoto. C’è una falsa leggenda, in Sud Africa, secondo la quale le persone di colore non sanno nuotare. Non è assolutamente vero! I ragazzi arrivano alla mia scuola, gli metto un salvagente e li spedisco in barca. Hanno tutti una grande motivazione e mettono molta energia in quello che fanno. Tanti ragazzi della media borghesia, distratti dai giochi e dalla televisione, non sarebbero così concentrati come loro. Molti dei loro genitori non sanno nulla dell’acqua e hanno perfino paura di camminare su un molo. Quando vengono a vedere i loro figli che stanno su una barca in mezzo al mare rimangono stupiti. Come tutte le barriere, una volta che le abbatti, scopri un mondo che non pensavi potesse esistere.

D:Arrivare alla Louis Vuitton Cup deve essere stato per loro un grande salto. Pensi che il vostro team sia un esempio per tutti?

Ian Ainslie: Quando Capitan Salvatore Sarno, il capo del nostro team, ha iniziato la sua campagna, io non pensavo affatto all’America’s Cup. Gli ho detto che era una cosa da matti, di lasciar perdere questo progetto. Ma subito dopo ho compreso che Shosholoza aveva qualcosa di speciale. Il team stava lentamente nascendo dal nulla, eravamo esordienti, ma avevamo tutti quella voglia di provarci, tipica di chi è nuovo in un certo gioco. Siamo così diventati un gruppo unito e abbiamo fatto molti progressi. Anche i ragazzi che avevano poca esperienza si sono impegnati al massimo. La cosa più bella che abbiamo è il nostro senso dell’umorismo e la capacità di divertirci.

D:Come è stato selezionare i ragazzi dell’equipaggio?

Ian Ainslie: Non ci sono molti velisti in Sudafrica. Quelli che fanno regate a tempo pieno li conoscevo tutti e li ho contattati per primi. Poi ho chiamato quegli allievi con cui, sponsorizzato dalla MSC, avevo già fatto delle regate insieme. Non avevano grande eseprienza ma meritavano una possibilità. Avevano molta pressione addosso, ma ce l’hanno fatta. Uno di loro, Rhino, aveva solo 19 anni. Non era particolarmente forte e la prima volta non l’ho potuto selezionare. Nei sei mesi successivi ha trasformato la sua cantina in una palestra, riempiendola con i colori di Shosholoza; suo padre ha ricavato un simulatore del winch da una vecchia bicicletta. Paul Stanbridge, il sailing manager, un giorno ha detto: “Questo ragazzo è un pazzo o è veramente bramoso di fare parte del nostro team!”. Così lo ha provato un’altra volta e l’ha preso con noi. Oggi fa parte dell’equipaggio titolare ed è veramente bravo.

D:Qual è il vostro obiettivo per le prossime tre settimane?

Ian Ainslie: Non abbiamo mai saputo esattamente che livello avremmo raggiunto. Tutto quello che possiamo fare è migliorare di giorno in giorno e scoprire dove possiamo arrivare. Non abbiamo mai voluto misurare realisticamente le nostre capacità. A volte, senza i limiti di un obiettivo, si può andare veramente oltre. Bisogna sapere conservare le proprie abilità, continuare a crederci, ma non crearsi aspettative. Recentemente in molti ci vedono tra i semifinalisti e, sicuramente, possiamo farcela. Ci siamo allenati in regata contro tutti i team e, prima o poi, almeno una volta, li abbiamo battuti tutti. La semifinale è quindi possibile, ma non ci penso troppo.

17/04/07

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