11/08/09

Pensieri al vento - A te America’s Cup, 2a parte

Mia cara America’s Cup,

come stai? Qui tutto come sempre, ultimamente la vita non ci riserva grandi sorprese. A te? Bhè, sinceramente parlando, credo che la tua vita sia così movimentata che forse preferiresti una bella vacanza, magari su una bell’isola artificiale. Ras al-Khaimah, negli Emirati Arabi Uniti? Dici? Mhà, non lo so, non credo che possa fare al caso tuo. Ricordo che ti divertisti tanto nel buon vecchio Mediterraneo; poi, sinceramente, credo che si commetterebbe un grave errore portandoti in mezzo agli sceicchi, se non perché la località in questione, Ras al-Khaimah, si trova nell’emisfero Nord e non in quello Sud.

Quindi, facendo un passo indietro e rileggendo il nostro tanto amato Deed of Gift, non si possono svolgere regate in quel periodo e in quell’emisfero senza che il Challenge of Record abbia acconsentito (precisamente il DOG vieta espressamente lo svolgimento di regate nell’emisfero Nord dal 1o novembre al 1o maggio, tranne che derogando in base ad un apposito accordo tra le parti) . Ma questo tu lo sai bene e magari, invece di disperarti come dovresti dato che tra poco potrebbe venire giù il cielo se non venisse trovato un accordo, stai sotto sotto sghignazzando perché hai capito che a questo punto disperarsi non serve davvero più a nulla. Fai bene, inutile innervosirsi ed alimentare rabbia e rancore.

Ma che fine ha fatto la tua vecchia amica Louis Vuitton Cup? E’ da un po’ che non si sente più parlare di lei.

Qualche tempo fa avevo scritto sul diario della possibile organizzazione di una o più Series; era proprio il Sig.Bruno Trouble, creatore ed ideatore della tanto amata Louis Vuitton Cup, ad esserne interessato. Si era parlato di alcune importanti località, tra le quali quella Sudafricana di Durban, ma ora sembra che il tutto si sia dissolto nel nulla.

Ne sai qualcosa? Immagino di no, considerando il fatto che già seguire l’evolversi dei fatti che riguardano te è difficoltoso, figuriamoci interessarsi di quelli degli altri! Comunque sia, spero che il Sig.Trouble, al quale credo tutto il mondo della vela deve davvero tanto (si pensi per esempio ai 25 anni di competizioni ante America’s Cup in cui si è accollato l’organizzazione dell’evento-apertura d’eccellenza, la Louis Vuitton Cup per l’appunto), presto saprà stupirci come il suo solito mettendoci su un piatto d’argento, logicamente marchiato Louis Vuitton, gli eventi promessi qualche tempo fa. Credo che la voglia di competizione non lo faccia dormire la notte e, dopo l’evento-successo di Auckland, scommetto che quella voglia è ora ancora più forte.


Questo è tutto America’s Cup, a presto. Come sempre, abbi cura di te.

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08/08/09

Dai giornali - “C’è il vento, ma non Luna Rossa”.

Louis Vuitton Cup, Round Robin 1. Flight 4, 24 aprile 2007.

A volte alcune cose si fanno solo per il gusto di farle o per evocare, con un pò di nostalgia, momenti indelebili e speciali del nostro passato. E’ per questo motivo che oggi, a distanza di due anni e mezzo circa, pubblico questo articolo apparso il 25 aprile del 2007 a pagina 53 del Corriere della Sera. Il titolo dell’articolo, “C’è il vento, ma non Luna Rossa”, è già tutto un programma ed il corpo dello stesso narra le vicende di giorni di mare e di vento di un caldo pomeriggio di aprile ove, ribaltare i pronostici sembra sia quasi stato un gioco da ragazzi.

L’esperienza poco felice di Luna Rossa in quei giorni, infatti, gonfia le vele di chi, nel suo piccolo, con la caparbietà e determinazione in puro stile «tiriamo avanti insieme», batte i più forti e sconvolge proprio quei pronostici che davano sulla carta vincitori proprio i più favoriti. Penso che una lettura di questo articolo, che si focalizzi più sulla parte iniziale che su quella finale (dove viene anche raccontata la sconfitta di Luna Rossa contro gli americani di Oracle), possa giovare alla mente e all’anima e possa anche, per così dire, farci fare un piccolo salto nel felice passato. A questo punto non mi resta che augurarvi una buona lettura.



"C' è il vento, ma non Luna Rossa"
Prima si arrende a sorpresa a Shosholoza, poi perde di 6'' da Oracle

Il tappo dello champagne parte insieme al colpo di cannone, mentre il Sudafrica, che sulle mappe della navigazione fino a ieri esisteva solo come scalo dei giri del mondo, diventa una potenza della vela.

Città del Capo, casa di Shosholoza, distaccamento di Valencia. La colonizzazione della Vuitton parte da una strepitosa vittoria a sorpresa su Luna Rossa, per i Bafana incrostati di salsedine è come battere l'Italia al Mondiale, la gioia è la stessa, il Comandante Salvatore Sarno piange sul gommone abbracciato al figlio Antonio, ci sono cuore, idee, soldi e passione molto nostrane nella sfida all' America's Cup che porta i colori del Royal Cape Yacht Club, l'equipaggio è multietnico però nel pozzetto che fa venire il mal di testa ai Prada boys comandano Paolo Cian, timoniere, e Tommaso Chieffi, tattico.

«Due fuoriclasse - dice sull'onda dell'entusiasmo e del quarto posto in classifica l'armatore -. Non capisco perché nessuna barca italiana li ha voluti...».

Paolino Cian è rosso come un peperone, di felicità e d'abbronzatura: s'è preso un'insolazione di entrambe. Su Rsa83, gioiellino di un consorzio che ha una sola barca («Costruita con le nostre mani, non in cantiere: sono andato io a comprare i cacciavite» racconta Sarno arricchendo la piccola leggenda personale) gli hanno costruito una pedana per arrivare meglio al timone. «È il mio insostituibile piccolino» gongola the captain, dopo la doccia di lacrime e bollicine.

Chieffi, l'esperienza accumulata nelle rughe e negli anni, ha qualche rospo da sputare e forse è da andare a cercare anche nell'orgoglio e nella voglia di rivincita la benzina che sta bruciando nel motore di Shosholoza, pericolosa con Oracle e letale con Luna Rossa. «Non avremo i galloni come loro - dice Tommaso -, però non ci siamo mai nascosti: vogliamo il quarto posto, e le semifinali. Battere Luna Rossa dà sempre una certa soddisfazione. Nel '99 dissero che nessun reduce del Moro di Venezia sarebbe salito su quella barca. Quel signore (Patrizio Bertelli, ndr) si era sbagliato».

Non c'è più solo il folklore degli elefanti portati all'unveiling, nella prima sfida sudafricana alla coppa. C'è il cuore, e cominciano ad arrivare i risultati: «Oltre al vile denaro, in questo gioco servono i sentimenti». E Shosholoza ne ha la cambusa piena. Cian e Chieffi, la coppia made in Italy capace di lasciarsi in scia Spithill e Grael, ha fatto il giro della barca per stringere la mano a Solomon, Moctar, Golden, i velisti che del loro paese portano il colore addosso, «giovani eccezionali che non si sono lasciati schiacciare dalla pressione di Luna Rossa, sempre vicinissima, dimostrando una grande maturità agonistica».

Shosholoza è la barca più vecchia della flotta, ma va veloce. Vince in scioltezza, gli uomini di de Angelis sono ancora storditi quando tornano in acqua contro Oracle, nel primo big match di questa Vuitton travagliata, che oggi ha trovato una decina di nodi di vento per riuscire a correre due Flight. È un match race bellissimo, aperto fino all' ultimo metro di poppa e di mare, Dickson (in vezzosi guanti blu) contro Spithill, Brady contro Grael, Ellison contro Bertelli, che ha subìto il crudele uno-due di ieri a Milano, davanti alla tv, soffrendo per la scarsa brillantezza di Ita 94 e del suo equipaggio.

Oracle è un monolite di carbonio, esprime una sconvolgente sensazione di potenza, non sbaglia un millimetro di regata, le manovre sono perfette, le scelte azzeccate. Il controllo è totale, tanto che persino l'ospite pagante a bordo, Larry Ellison, si toglie lo sfizio di mettere le mani sul timone. La Luna insegue, sempre trafelata («Torniamo a casa con zero punti, ma le impressioni sono positive...» dice lo stratega Ivaldi). Tenta l'ultima strambata, chiamata da Grael, ma Dickson è più furbo. Mette il naso di Oracle, solo quello, davanti. Nemmeno mezza barca, dieci metri, appena 6 secondi. Un'inezia, ma gigantesca.


Piccardi Gaia
Pagina 53
(25 aprile 2007) - Corriere della Sera

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05/08/09

Pensieri al vento - A te America’s Cup…

Mia cara America’s Cup,

come stai? Qui tutto bene, o almeno si finge che lo sia. Scusami se ti ho un po’ bistrattato in questo periodo e se raramente ho scritto dell’epopea giudiziaria che si è abbattuta su di te dal 2007 ad oggi; il motivo? Tristezza e nostalgia di un tempo ormai passato. Infatti, tranne che per qualche increscioso e determinante episodio che ti ha in modo incisivo forgiato, ho voluto lasciare perdere i continui giri di parole che i più (con molta soddisfazione per loro) utilizzano ed ho voluto invece mettermi lì a pensare quanto fossero belli quei pomeriggi in cui tu realmente, con la tua bellezza, riempivi le mie giornate. Manchi sia a me che ai tuoi veri ammiratori ed appassionati.

Fatto sta che dall’ultimo articolo apparso sul diario in aprile (Pensieri al vento - 33a America’s Cup: parli del diavolo e…spuntano le corna!) non ho più ripreso, tranne che per qualche obbligatorio riferimento alla querelle giudiziaria, i fatti che ti stanno piano piano portando verso la tua prossima 33esima edizione.

Sono triste e molto demoralizzato, come il Comandante immagino, ma non del tutto abbattuto; per questo mi piace spesso canticchiare il motivo di quella vecchia canzone dei Beatles, sono sicuro che anche tu la conosci. «Here comes the sun» è il suo titolo; mi piace intonare le sue note e pensare che presto il sole riinizierà ad illuminare le tue e le mie giornate. Magari se tu leggessi questa mia lettera e contemporaneamente ascoltassi questa stupenda canzone, potresti iniziare a sognare e a viaggiare con l’immaginazione: potresti, perché no, guardare verso poppa delle tue attrici la scia lasciata dal timone, ascoltare il barrito delle manovre e le urla dei marinai presenti a bordo.

Non arrabbiarti quindi se in questi mesi ti ho un po’ trascurata; il motivo di tutto ciò sta nel fatto che, francamente parlando, visti i soggetti a te spietamente interessati e le premesse da cui si è partiti lo scorso 2 aprile con la sentenza che avrebbe dovuto mettere la parola fine al curt case, l’interesse verso un tal tipo di approccio nei tuoi confronti è andato via via scemando con l’evolversi della storiella.


Ho letto, comunque sia, sul tuo conto cose di tutti i colori: multiscafi megagalattici in puro stile Star Wars, fantasmagoriche e deliranti campagne di reclutamento dei mercenari senza patria e senza bandiera, di quelli pronti a tutto, in puro stile militare e rinvigorimento del fitto alone di mistero sul dove, come e quando avrà luogo la tua 34esima edizione, quella (si spera) aperta a vari challenge.


Certo, so bene cosa stai pensando, che il «dove», il «come» e il «quando» potranno smetterla ironicamente di fare a gara a chi mette più in profondità la testa sotto la sabbia e godere così appieno della bellezza dei raggi del sole, solo quando BMW Oracle Racing e Alinghi l’avranno finalmente smessa di farsi la guerra ed avrai così decretato vinti e vincitori. Per la 34esima tua edizione volerai negli Stati Uniti, rimarrai in Europa oppure farai sorgere tante isole artificiali così come annunciato di voler fare per la tua 33esima edizione a Ras al-Khaimah, negli Emirati Arabi Uniti? Renderai madrina della tua prossima edizione la Version 5, l’AC33, vorrai adottare una nuova classe, istituire l’utilizzo di catamarani o trimarani grossi quanto navi container o ritornare ai buon vecchi 12metri?


Mhà, tra qualche mese queste benedettissime tre regate tra i tuoi due contendenti ci chiariranno meglio le idee; l’unica speranza che voglio avallare è che i due, DOGZilla e The Baby, possano finalmente mettersi l’anima in pace, smetterla con le inutili, controproducenti e devastanti azioni legali e dare spazio ai challenge, vera essenza del tuo essere.


Tu, mia cara vecchia brocca non ne ha più bisogno; il mondo della vela ne ha piene le scatole ed ha una voglia matta di risentire il sapore del sale sulle labbra ed immaginare il barrito della scotta randa, in un’ultima e determinante poggiata per il giro di boa, fa fremere ed accapponare le nostre pelli.


Ritornerai nel tuo magico splendore, alla tua aetas aurea che tanto meriti, e sono sicuro che il Comandante Sarno già freme nel voler riorganizzare la sua spedizione per tentare di riconquistarti. D’altronde, se Shosholoza rappresenta il nuovo volto del Sudafrica, un volto dal cuore e l’anima italiana, la tua prossima edizione, quella lontana dalle mastodontiche megalomanie del caso, potrà rappresentare anche la tua rinascita ed il tuo nuovo volto.


Per adesso non ci è dato sapere e manco tu, credo, puoi immaginare cosa ancora possa renderti oggetto di continue sentenze da parte delle varie corti americane; certo è che il giudice che l’altro giorno, il 28 luglio, ti ha reso ancora oggetto principale di battibecco con una nuova sentenza, forse nel suo dentro ne ha piene zeppe le scatole, vorrebbe lasciarti stare e rimanere inalterato, senza offesa, il tuo vecchio ed antico splendore.


Abbi pazienza, forse tra breve tutto ciò sarà solo un lontano ricordo. Ti saluto America’s Cup, abbi cura di te e non permettere più a nessuno di farti del male.


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03/08/09

Pensieri al vento - Shosholoza: idillo all’infinito ed oltre…

Un giorno discutendo con un amico ci chiedevamo cosa bisognerebbe inventarsi di «nuovo», che ancora non c’è…bhè la risposta non poteva che essere questa: in una società dove la maggior parte delle cose esistenti non risponde alle nostre reali esigenze, o meglio, non ha in sé una concreta utilità, ciò che può essere definito «nuovo», che rende realmente felici, è regalare sempre, di volta in volta, sogni, speranze, emozioni. Questo per noi, e per tanti come noi, si chiama Shosholoza.

Aspetto intrepida di rivederti, dopo tanto tempo uscire dal porto con la tua musica che ti fa da sottofondo e che ti accompagna durante tutto il tuo percorso; tu che sei chiamata the «soul of sailing», il sogno sudafricano, ritorna a farmi sognare, regalami ancora quelle indimenticabili, irrinunciabili emozioni, dammi ancora quell’intrepidazione nel vederti passare la linea d’arrivo e nel veder sventolare la tua bandiera, quella che porta i colori della felicità e della rinascita.

Non abbandoni questo sogno che grazie a Lei, Comandante Sarno, è diventato realtà, continui a farci sognare, a regalarci emozioni, avventure da raccontare ai posteri, soprattutto continui a farci vedere ed immaginare «interminati spazi» al di là di quella siepe «che il guardo esclude».

Non ci tolga questo sogno che per noi è il sogno della felicità.

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