05/08/09

Pensieri al vento - A te America’s Cup…

Mia cara America’s Cup,

come stai? Qui tutto bene, o almeno si finge che lo sia. Scusami se ti ho un po’ bistrattato in questo periodo e se raramente ho scritto dell’epopea giudiziaria che si è abbattuta su di te dal 2007 ad oggi; il motivo? Tristezza e nostalgia di un tempo ormai passato. Infatti, tranne che per qualche increscioso e determinante episodio che ti ha in modo incisivo forgiato, ho voluto lasciare perdere i continui giri di parole che i più (con molta soddisfazione per loro) utilizzano ed ho voluto invece mettermi lì a pensare quanto fossero belli quei pomeriggi in cui tu realmente, con la tua bellezza, riempivi le mie giornate. Manchi sia a me che ai tuoi veri ammiratori ed appassionati.

Fatto sta che dall’ultimo articolo apparso sul diario in aprile (Pensieri al vento - 33a America’s Cup: parli del diavolo e…spuntano le corna!) non ho più ripreso, tranne che per qualche obbligatorio riferimento alla querelle giudiziaria, i fatti che ti stanno piano piano portando verso la tua prossima 33esima edizione.

Sono triste e molto demoralizzato, come il Comandante immagino, ma non del tutto abbattuto; per questo mi piace spesso canticchiare il motivo di quella vecchia canzone dei Beatles, sono sicuro che anche tu la conosci. «Here comes the sun» è il suo titolo; mi piace intonare le sue note e pensare che presto il sole riinizierà ad illuminare le tue e le mie giornate. Magari se tu leggessi questa mia lettera e contemporaneamente ascoltassi questa stupenda canzone, potresti iniziare a sognare e a viaggiare con l’immaginazione: potresti, perché no, guardare verso poppa delle tue attrici la scia lasciata dal timone, ascoltare il barrito delle manovre e le urla dei marinai presenti a bordo.

Non arrabbiarti quindi se in questi mesi ti ho un po’ trascurata; il motivo di tutto ciò sta nel fatto che, francamente parlando, visti i soggetti a te spietamente interessati e le premesse da cui si è partiti lo scorso 2 aprile con la sentenza che avrebbe dovuto mettere la parola fine al curt case, l’interesse verso un tal tipo di approccio nei tuoi confronti è andato via via scemando con l’evolversi della storiella.


Ho letto, comunque sia, sul tuo conto cose di tutti i colori: multiscafi megagalattici in puro stile Star Wars, fantasmagoriche e deliranti campagne di reclutamento dei mercenari senza patria e senza bandiera, di quelli pronti a tutto, in puro stile militare e rinvigorimento del fitto alone di mistero sul dove, come e quando avrà luogo la tua 34esima edizione, quella (si spera) aperta a vari challenge.


Certo, so bene cosa stai pensando, che il «dove», il «come» e il «quando» potranno smetterla ironicamente di fare a gara a chi mette più in profondità la testa sotto la sabbia e godere così appieno della bellezza dei raggi del sole, solo quando BMW Oracle Racing e Alinghi l’avranno finalmente smessa di farsi la guerra ed avrai così decretato vinti e vincitori. Per la 34esima tua edizione volerai negli Stati Uniti, rimarrai in Europa oppure farai sorgere tante isole artificiali così come annunciato di voler fare per la tua 33esima edizione a Ras al-Khaimah, negli Emirati Arabi Uniti? Renderai madrina della tua prossima edizione la Version 5, l’AC33, vorrai adottare una nuova classe, istituire l’utilizzo di catamarani o trimarani grossi quanto navi container o ritornare ai buon vecchi 12metri?


Mhà, tra qualche mese queste benedettissime tre regate tra i tuoi due contendenti ci chiariranno meglio le idee; l’unica speranza che voglio avallare è che i due, DOGZilla e The Baby, possano finalmente mettersi l’anima in pace, smetterla con le inutili, controproducenti e devastanti azioni legali e dare spazio ai challenge, vera essenza del tuo essere.


Tu, mia cara vecchia brocca non ne ha più bisogno; il mondo della vela ne ha piene le scatole ed ha una voglia matta di risentire il sapore del sale sulle labbra ed immaginare il barrito della scotta randa, in un’ultima e determinante poggiata per il giro di boa, fa fremere ed accapponare le nostre pelli.


Ritornerai nel tuo magico splendore, alla tua aetas aurea che tanto meriti, e sono sicuro che il Comandante Sarno già freme nel voler riorganizzare la sua spedizione per tentare di riconquistarti. D’altronde, se Shosholoza rappresenta il nuovo volto del Sudafrica, un volto dal cuore e l’anima italiana, la tua prossima edizione, quella lontana dalle mastodontiche megalomanie del caso, potrà rappresentare anche la tua rinascita ed il tuo nuovo volto.


Per adesso non ci è dato sapere e manco tu, credo, puoi immaginare cosa ancora possa renderti oggetto di continue sentenze da parte delle varie corti americane; certo è che il giudice che l’altro giorno, il 28 luglio, ti ha reso ancora oggetto principale di battibecco con una nuova sentenza, forse nel suo dentro ne ha piene zeppe le scatole, vorrebbe lasciarti stare e rimanere inalterato, senza offesa, il tuo vecchio ed antico splendore.


Abbi pazienza, forse tra breve tutto ciò sarà solo un lontano ricordo. Ti saluto America’s Cup, abbi cura di te e non permettere più a nessuno di farti del male.


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2 commenti:

  1. Fin che il vincente potrà fare più o meno quello che vuole e fin che lo sfidante potrà rompergli le scatole non avremo pace.
    La coppa america andrebbe riformata facendone una competizione come le altre in cui le regole le stabiliscono dei terzi e non i detentori!
    Depressione, spero che negli emirati affondino tutte e due!

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  2. Cara Barbara,
    hai perfettamente ragione, lo scontro sembrava essersi interrotto ma invece, con la decisione di scegliere una località dell’emisfero nord (quella negli Emirati Arabi Uniti per intenderci), invece che una dell’emisfero sud, se non vi fosse accordo tra le parti il risultato potrebbe essere pari a nuove azioni legali e, forse, pari a un nuovo slittamento dell’evento. Comunque sia ti terrò aggiornata sull’evolversi della questione pubblicando le novità che interessano Defender e Challenge of Record. A presto e grazie come sempre per l’interesse.

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