21/10/08

Shosholoza: dalla Coppa America alla Coppa d'Autunno.

Ripropongo un articolo alquanto delizioso scritto da Giuliano Luzzatto e pubblicato su 'La Stampa' ieri.

A bordo del bolide sudafricano: la Barcolana di Trieste in prima persona.
di Giuliano Luzzatto, direttore della rivista Mainsail

Dici Barcolana e vedi Trieste d’autunno, nella seconda domenica di ottobre, con le sue alture carsiche coperte di vegetazione ormai fulva e il golfo imbiancato dalle vele di quasi duemila barche, 1912 per l’esattezza.

Nata, con il nome di Coppa d’Autunno, dalla passione per la vela insita negli abitanti del capoluogo giuliano, è da quarant’anni la regata di chiusura di stagione; aperta a tutti, crocieristi esperti, diportisti della domenica, semplici appassionati e regatanti professionisti, molti dei quali nati proprio su queste rive. La sua eco è già da anni così vasta che la compagine di concorrenti internazionali vede ormai costante la presenza dei mitici velisti kiwi, i neozelandesi: a bordo del “serial winner” Alfa Romeo oppure sulle piccole e aggressive “freccie di carbonio” che rispondono al nome di RC44, voluti da quel Russell Coutts cui spetta, volenti o nolenti, il titolo di Mister America’s Cup.

Già, la Coppa d’Autunno esercita ormai tutto il suo fascino sull’ altra coppa, la Coppa per antonomasia, l’America’s Cup. E così per la prima volta in quarant’anni, accanto alle “passere” in legno della tradizione istriana si è presentato un vero scafo di Coppa America: Shosholoza. Il team batte bandiera sudafricana ma l’anima è italianissima: chi ebbe l’idea di portare il Sudafrica in Coppa America risponde al nome di Salvatore Sarno, meglio conosciuto sui mari come Captain Sarno. Già, perché quel ragazzo che scrutava l’orizzonte da un colle sopra Nocera Inferiore, provincia di Salerno, ha poi navigato per decenni arrivando infine a dirigere la MSC Cargo da Durban, in Sudafrica. Ma Sarno non si ferma qui, perché mette in piedi una fondazione con lo scopo di istruire i bimbi che vivono nel degrado sociale, insegnando loro un lavoro e offrendo un’occasione di recupero anche attraverso la vela. Poi inventa Shosholoza (dal nome di una canzone zulu che incita alla reciproca collaborazione per raggiungere gli obiettivi comuni), la sfida all’America’s Cup, nel cui team trovano posto alcuni di quei ragazzi aiutati dalla fondazione.

E così, dopo un eccezionale settimo posto all’esordio nella Louis Vuitton Cup, il nero scafo ha conteso la scena ad Alfa Romeo sulle rive di Trieste, il lato a mare della splendida Piazza dell’Unità. Domenica mattina, sulla linea di partenza lunga oltre un miglio, era circondata da barche comuni che si avvicinavano per applaudire, tifare, fotografare, perché non c’era solo lo scafo in acqua, ma a bordo anche gran parte dell’equipaggio della Coppa America: patron Sarno, lo skipper napoletano Paolo Cian, l’espertissimo tattico Tommaso Chieffi e via via gli altri, compreso qualche esordiente, come lo stratega chioggiotto Enrico Zennaro, che trascorrerà le oltre tre ore di regata lassù a 36 metri, in testa d’albero, a scrutare le bizze di un’aria leggerissima che consentirà solo al 10% della flotta di arrivare al traguardo entro il tempo massimo di sette ore e mezza.

Ore 10 calma piatta, era il titolo di un famoso film, ma anche la situazione sul campo di regata. Il cannone spara inesorabile il suo colpo e la flotta cerca di avviarsi con 2-3 nodi d’aria: non sono certo le condizioni ideali per un mostro di 24 tonnellate, che preso l’abbrivio si porta in buona posizione. Doppiare la boa è un patimento, poi il lato verso l’arrivo, con un’eccellente tattica nell’andatura che maggiormente le si addice, la bolina, consente a Shosholoza di recuperare posizioni, andando a “bruciare” proprio sull’arrivo uno degli eroi della giornata: quel Russell Coutts che con una barca lunga meno della metà dei suoi avversari stava per agguantare il terzo posto dopo aver girato secondo alla boa. Coutts termina dunque con un incredibile quarto a conferma di una classe stellare che va ben oltre la Coppa America, mentre la nostra Shosholoza ottiene un meritatissimo terzo che esalta tutti, il Comandante Sarno in primis, che si dichiara entusiasta del risultato dell’accoglienza incredibile da parte del popolo della Barcolana e fiero di essere italiano, nazione dove si svolge la regata più democratica del mondo, aperta proprio a tutti.

Sarno vuole ritornare a Trieste i prossimi anni, ma al tempo stesso invita gli italiani a visitare il Sudafrica, magari nel 2010, in occasione dei Mondiali di calcio. Per la cronaca, la vittoria di Alfa Romeo, data per scontata, è stata sofferta, conquistata con un match race degno della Coppa America proprio sulla linea d’arrivo; questa volta lo sloveno Kosmina, su Maxi Jena, stava per smentire il suo appellativo di eterno secondo, ma ha dovuto cedere alla legge del più grande (Alfa è più lunga di 6 metri), ma resta il vincitore morale.

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