(Picture by Eduardo Ripoll/33rd America’s Cup)
Vi è un vecchio aforisma africano che dice: “Ogni giorno in Africa un leone si sveglia e sa che dovrà correre più di una gazzella. Ogni giorno in Africa una gazzella si sveglia e sa che dovrà correre più di un leone. Non importa che tu sia leone o gazzella: l'importante è cominciare a correre”. Il suo significato intrinseco, molto importante e di grande spessore, potrebbe essere in qualche modo paragonato a quello che in questi giorni sta accadendo alla Coppa America: bisogna cominciare a correre perché un Leone, BMW Oracle Racing è a caccia di una gazzella, Alinghi.
Dopo i primi due frustranti rinvii ed un terzo giorno (quello di ieri) condizionato da una situazione meteo instabile nelle prime ore della giornata, Harold Bennett, presidente del Comitato di Regata, dopo quattro ore e mezza di attesa, giudicò le condizioni sufficienti per dare la partenza in 4-5 nodi di brezza da sud.
Alle 14.35 partiva questo 1o match valido per la 33a America’s Cup, BMW Oracle Racing entrava nel box di partenza con mure a dritta (aveva quindi diritto di rotta sul primo incrocio), mentre Alinghi entrava sulle altre mura. Nell’euforia generale, nella concentrazione e nel tifo sfegatato dei sostenitori dei due team, quei pochi ma preziosi secondi di prepartenza e di match race venivano rovinosamente distrutti dal Defender svizzero che, sbagliando le distanze al primo incrocio e ritardando di concedere all’avversario il diritto di rotta, si beccava una penalità dagli umpires.
La regata per gli svizzeri appariva da subito compromessa ma, divincolandosi dalle manovre difficili e pericolose del prepartenza ed allontanandosi con uno scatto fulmineo dall’avversario, tagliavano la linea ed acceleravano verso la prima boa di bolina.
Le miglia da percorrere erano 20, si sarebbe dovuti arrivare alla boa di bolina, poggiare e ritornare sulla linea di partenza diventata intanto traguardo. Tutto mutò nel giro di poco tempo; gli statunitensi in pieno stallo, riuscirono a far partire correttamente il proprio trimarano e, con un angolo di bolina più stretto e maggiore velocità, annullarono in poco tempo il distacco impostogli dagli svizzeri nella prima parte della bolina, appena dopo la partenza.
I 300 metri degli svizzeri si sgretolarono come grissini sotto l’imponenza e la velocità del mostro americano che macinava metri e nodi come se avesse un motore a scoppio. La penalità inflitta al Defender acquisì un sapore ancora più amaro quando, considerando l’aumento di brezza, BMW Oracle Racing sfoderò l’asso dalla manica ammainando la vela di prua ed iniziando, secondo dopo secondo, a dimostrare chiaramente di essere in quelle condizioni superiore equilibrando assetto e velocità e guadagnando metri preziosi sugli svizzeri.
Dopo due virate le barche erano in lay line; il vantaggio degli statunitensi però non diminuì, anzi, aumentò portandosi a 1500 metri dagli svizzeri. La poppa avrebbe decretato vincitori e vinti; Alinghi se avesse voluto capovolgere il risultato doveva dimostrare di essere più forte al lasco.
Non ci fu storia però, il trimarano statunitense anche in poppa dimostrava di essere più forte del catamarano elvetico e volava via verso il traguardo con un margine sul Defender di circa e 3200 metri e 10 minuti che, a causa di un errore durante lo sconto della penalità, diventarono 15.