24/02/10

Pensieri al vento: l’urlo (o l’insulto) liberatorio...

"Urlo" di Edvard Munch, 1893

Se all’improvviso ti ritrovi in una zuffa in cui poco centri e dalla quale ti vorresti repentinamente allontanare, ma scorgi che chi si azzuffa è un tuo vecchio rivale o una persona con la quale hai un conto in sospeso, molto probabilmente, nell’anonimato di quei momenti concitati, potrai risolvere quei vecchi rancori facendo la tua bella parte mischiandoti alla zuffa e fregandotene di qualsiasi forma di bon ton.

In questi giorni post America’s Cup ne ho lette davvero di tutti i colori, mi è sembrato proprio come se il popolo della vela si fosse tolto quel “sassolino dalla scarpa” e si fosse buttato nella zuffa a testa bassa; tanti (ma non tutti per fortuna) si sono sbizzarriti a fare “carne da macello” sia di chi questa 34esima edizione della brocca d’argento l’ha vinta, sia di chi l’ha onorabilmente persa. Nulla in contrario ad uno sfogo liberatorio, ci mancherebbe, ma il presentimento è che ci sia lasciati andare a dei comportamenti un po’ troppo da ultras che esulano dal buon comportamento di un gentlement (chi ha modi corretti e signorili) qual è un velista.

Ma sì, come si suol dire “quanno ce vò ce vò” e, superato lo sfogo di un urlo (o di un insulto), si inizia a pensare alla prossima edizione della Coppa, sperando che sia più roseo di quello che è stato dopo l’edizione numero trentadue. Ah dimenticavo, il buon vecchio Larry, in un’intervista di qualche giorno fa, disse di volere una Coppa “multichallenge” basata sul mutuo consenso, che possa far ritornare in acqua i vecchi protagonisti della penultima edizione tra i quali, citando le testuali parole del patron di BMW Oracle Racing, anche “the south africans…”.

Non ci resta che incrociare le dita…

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