15/02/10

33a America’s Cup, 2o Match Alinghi Vs. BMW Oracle Racing: un Mostro a stelle e strisce…

Dopo continui rinvii da parte del Comitato di Regata (il primo per le ore 12.00, il secondo per le 13.00, il terzo per le 14.00 ed infine il quarto per le 16.25) ed in attesa perenne di un vento costante da est-sud-est, si apriva ieri il secondo match valido per questa 33a America’s Cup da svolgersi su un triangolo equilatero con lato al vento lungo 13 miglia nautiche. Un lato di bolina e due di lasco avrebbero decretato il vincitore di questa edizione del più antico trofeo di tutti i tempi ed avrebbero creato le condizioni affinchè il Deed of Gift potesse redimere e porre rimedio in modo efficace ed efficiente a quel continuo litigare tra il team svizzero, detentore della Coppa, e quello statunitense.

Quello di ieri era il giorno del “do or die” (del "fare o morire"), dello scontro finale tra quei titani del mare, tra quei mostri di tecnologia ed innovazione ed era pure il giorno dell’appianamento delle rivalità personali che hanno caratterizzato l’evento dalla fine di quello del 2007 ad oggi.

Alle 16.25, con un’intensità del vento di 7-8 nodi, partiva il 2o match valido per la conquista della 33a America’s Cup: BMW Oracle Racing entrava nel box di partenza con mure a sinistra (doveva dare la precedenza al Defender al primo incrocio), mentre Alinghi entrava sulle altre mura. Pochi attimi ed Alinghi si trovò ad essere penalizzato dagli umpires; ancora una volta, una cattiva gestione del prepartenza aveva creato le condizioni affinchè si trovassero lì dove non dovevano essere, ancora lontani dal box di partenza.

Sembrava da subito tutto già scritto, come un vecchio film già visto: navigando su mure opposte il dominio degli americani traspariva da quei metri che secondo dopo secondo guadagnavano con facilità. Nonostante tutto, a causa di continui salti di vento, Loïck Peyron, uno dei più esperti timonieri al mondo di multiscafi e ieri al timone di Alinghi 5, sfruttava l’occasione e si portava davanti ad USA17 con al timone il giovanissimo James Spithill.

Un’ulteriore salto di vento rovinava però la festa del Defender che, rallentando, si lasciava superare da dietro da BMW Oracle Racing che, con un vento più favorevole, raggiungeva per primo la boa al vento e staccava di 28 secondi Alinghi. Superata a dritta la boa al vento il vantaggio degli americani appariva chiaramente all’occhio: il Mostro a stelle e strisce volava sull’acqua e dimostrava in qualsiasi condizione ed andatura la propria supremazia. Ad un terzo del primo lasco gli statunitensi avevano già oltre 700 metri di vantaggio e la reale ipotesi di riportare la Coppa negli Stati Uniti dopo 15 anni appariva reale agli occhi dell’australiano James Spithill a bordo e del neozelandese Russell Coutts a terra. Il vantaggio statunitense si incrementava di metro in metro; BMW Oracle Racing, grazie all’ala rigida, dimostrava maggiore potenza sugli scarsi e sui giri del vento e maggiore equilibrio: doti fondamentali per vincere ieri in quelle particolari condizioni del campo di regata e superare con un secco 2 a 0 il team svizzero di Ernesto Bertarelli.
Ciò chiudeva i giochi e, si spera, quei trenta mesi di dispute legali che hanno distrutto tanti progetti e tante ambizioni, erette sulla voglia di fare e fare bene, di tanti team che progressivamente hanno abbandonato il circus dell’America’s Cup.

Dopo ieri ci si augura che si possa ritornare a breve tutti in acqua per un evento all’insegna dello sport e della competizione e si possa porre un freno a qualsiasi cosa che generi blocchi nei confronti dell’evento multichallenge.

0 commenti:

Posta un commento