09/02/10

Aperto il sipario: alla conquista della 33a America’s Cup...

Sembrava non arrivasse mai, che fosse, giorno dopo giorno e mese dopo mese, tutto rimandato alle varie decisioni dei giudici, agli appelli e ai contrappelli, ad una disputa legale da guinnes dei primati e dalle tasche gonfie dei vari avvocati; sembrava che il mare, il vento e la Coppa combattuta lungo una linea immaginaria a suon di tattica e tecnica, fossero soltanto un lontano ricordo del passato.

Eppure un bel giorno qualcosa cambiò, fu rigettato l’ennesimo ricorso da parte di un giudice della Suprema Corte dello Stato di New York, e si decise una volta per tutte che la Coppa sarebbe dovuta essere conquistata in acqua e non nelle aule dei tribunali.

Eccoci allora a scrivere della 33esima America’s Cup, la più attesa e desiderata di sempre, la più fantasmagorica e tecnologica, la più costosa. E’ strano vedere nelle acque di Valencia queste due imbarcazioni, sembra come rivedere una vecchia puntata di Star Wars; le dimensioni sono imponenti, la tecnologia adottata per costruirle e per farle funzionare è di ultimissima generazione, i costi e la logistica per farle navigare sono da Paperon De Paperoni. Si corre al meglio delle tre regate, così come stabilito dalle secolari regole del Deed of Gift (l’Atto di donazione della Coppa), e sono soltanto due i Team a giocarsi il tutto per tutto; Alinghi, il Defender, da un lato con il suo catamarano, e dall’altro lo sfidante con un trimarano, BMW Oracle Racing.

L’appuntamento è slittato a domani alle ore 10.00 dopo che, per totale assenza di vento, la regata dell’8 febbraio che avrebbe dovuto inaugurare l’evento non si è potuta disputare.

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