12/10/04

Valencia Louis Vuitton Act 2 and 3


Valencia Louis Vuitton Act 2 - L'inizio

Due team italiani, Luna Rossa Challenge e +39 Challenge, raggiungono la flotta nelle regate di Valencia che si corrono subito dopo l’evento francese. Emirates Team New Zealand, nonostante corra su una barca sostitutiva, vince l’Act 2. I kiwi perdono soltanto un match ed è quello contro Luna Rossa, che si aggiudica un meritato secondo posto. BMW ORACLE Racing arriva terzo mentre il Defender Alinghi si deve accontentare della quarta posizione. Nelle regate di flotta dell’Act 3, Alinghi ritrova la grinta e si aggiudica due delle sei prove e l’Act stesso. Il titolo di Campione Louis Vuitton Classe America’s Cup 2004 va ad Emirates Team New Zealand. BMW ORACLE Racing vince lo spareggio su Alinghi e si aggiudica la seconda posizione mentre Luna Rossa chiude quarta.

Valencia Louis Vuitton Act 2 (5 - 12 October 2004)

Il secondo Atto di Valencia si è chiuso con qualche regata in meno rispetto al previsto e con qualche sorpresa in più. Cancellata l’ultima giornata per assenza di vento, infatti, i team si combinano nel tabellone finale secondo un ordine che, per certi versi, è inaspettato. Emirates Team New Zealand aveva vinto 6 Match nel primo girone e quattro nel secondo, su 11 regate complessivamente disputate. Non è un caso che l’unica regata persa da Emirates Team New Zealand sia stata quella contro Luna Rossa, seconda classificata con 10,5 punti e, in un certo senso, vincitrice morale dell’evento. I mesi di allenamento nelle acque valenciane hanno certamente giocato a favore dell’equipaggio guidato da Francesco de Angelis. A sorpresa, il Challenger of Record BMW ORACLE Racing appare un po’ sottotono e non riesce a bissare il risultato del Marseille Louis Vuitton Act. Grazie alla vittoria sul Defender Team Alinghi nel primo girone, vince lo spareggio e con 9,5 punti si aggiudica, comunque, la terza posizione. Il quarto posto è un boccone duro da mandare giù per Team Alinghi, Defender di America’s Cup e poco abituato a stare nelle retrovie. Ma l’equipaggio è consapevole di avere sbagliato qualcosa e trarrà la giusta lezione dagli errori commessi. Philippe Presti chiude il secondo Atto in quinta posizione (5,5 punti). Tanto di cappello al timoniere francese, che si conferma uno dei migliori skipper di America’s Cup. Non potendo contare sulle vele o sull’attrezzatura di bordo (ormai obsolete), Presti ha infatti puntato tutto sulla sua esperienza. Thierry Peponnet, skipper del francese K-Challenge, paga invece lo scotto di un approccio “rivoluzionario” (4,5 punti). Abbandonato quell’atteggiamento di intransigente campanilismo, tipicamente d’oltralpe, Peponnet ha puntato su un team multiculturale, dove uomini e donne con esperienze veliche diverse stanno lavorando per affiatarsi con uno scafo di America’s Cup e con le complesse regole del Match Race. Al settimo posto, con 3,5 punti c’è l’esordiente + 39. Iain Percy ha vinto due regate e ha tenuto testa anche ai team favoriti. Purtroppo per noi Team Shosholoza non riesce a portare a casa neanche una vittoria: c'è da lavorare ancora tantissimo. Peccato per l’equipaggio, soprattutto considerando le ottime prestazioni. Decisamente migliorati da Marsiglia, i ragazzi di Geoff Meek hanno preso confidenza con la barca e con le manovre, eseguite sempre bene anche in condizioni difficili e in un match hanno dato, addirittura, filo da torcere a BMW ORACLE Racing.


In ogni Match Race il vincitore guadagna un punto; il perdente non guadagna punti. Il team con il punteggio maggiore, alla fine dell'evento, sarà il vincitore.


Valencia Louis Vuitton Act 3 (14 - 17 October 2004)


Louis Vuitton Act 3 - 14 October 2004


Una vittoria a testa per il Defender Team Alinghi e per Emirates Team New Zealand, nella prima giornata del Valencia Louis Vuitton Act 3. Come da previsioni, le regate di flotta sparigliano il tabellone e riservano molte sorprese. Con otto barche da coprire, osservare e anticipare è facile, infatti, che i leader si dimentichino degli yacht nelle retrovie e quelli, liberi di correre senza “il fiato sul collo”, si ripresentino davanti all’arrivo.
La giornata odierna è stata molto difficile a causa di un vento debole e instabile ma l’azione sull’acqua non è mancata: otto yacht di ACC potenti e aggressivi che lottano per guadagnare il lato migliore del campo, non sono uno spettacolo che si ammira ogni giorno! L’equipaggio kiwi, primo in classifica, si conferma il più forte anche in questo formato, decisamente innovativo per le barche di ACC. Dopo aver vinto la prima manche, con oltre 2 minuti di vantaggio sulla seconda barca, perde la successiva per soli 2 secondi contro Team Alinghi. Al secondo posto, con soli due punti di differenza c’è il Defender dell’America’s Cup, Team Alinghi che sembra però intenzionato a voler pareggiare i conti con il “vecchio” rivale neozelandese. Buona performance per Le Defi che nella prima prova ha tagliato seconda, dietro Emirates Team New Zealand, lasciando nella sua scia le barche favorite. BMW ORACLE Racing non brilla in questo esordio di flotta. La barca americana chiude la prima regata in quinta posizione e nella seconda è sesta, per aver pagato una penalità. Neanche Luna Rossa ha avuto una bella giornata, terminando terza e quarta in classifica. Team Shosholoza finisce, in questa prima giornata, in penultima posizione lasciando agli italiani di + 39 il compito di chiudere la classifica. Nelle regate di flotta la boa al vento va lasciata a sinistra. Inoltre, per evitare pericolosi incontri tra le barche che arrivano in bolina e quelle che hanno già girato e scendono con lo spi, è stata introdotta una “boa di disimpegno”, posizionata a sinistra della boa di bolina.

VALENCIA LOUIS VUITTON ACT 3- FLEET RACE 1 – Emirates Team New Zealand (NZL-81) vince, DELTA 02:27


Start puntuale alle ore 12.40 con un vento da Ovest 12-14 nodi. La flotta parte abbastanza compatta e centrale (tranne K-Challenge che opta per la boa), ma si divide quasi subito. Sulla destra emerge + 39, che conduce il gioco per metà del primo bordo. Partita in ritardo, Luna Rossa cerca aria pulita ma virando, rallenta ulteriormente. La bolina si mantiene molto concitata e le barche arrivano alla boa al vento con una manciata di secondi di distanza. Sarà USA-71 a girare in testa, seguita da NZL-81 (06”), +39, Le Defi (che in maniera molto aggressiva, scavalca il Defender), SUI-64, ITA-74, K-Challenge, e Team Shosholoza. Nella poppa c’è il recupero di Luna Rossa che scesa veloce sulla destra, riesce a girare il cancello per prima. Nella seconda bolina, un marcato salto di vento sulla destra del campo permette ai kiwi di guadagnare la leadership e, ai francesi di Le Defi, di effettuare un’incredibile rimonta. La situazione alla seconda boa sarà completamente diversa: NZL-81 è prima a girare seguita, con oltre 2 minuti di distacco, da FRA-69. In ordine arrivano anche ITA-74 e SUI-64, poi il resto della flotta. Dopo un’ora e 11 minuti Emirates Team New Zealand termina i 4 giri previsti e taglia con un distacco di 2’27” su Le Defi. Seguono Luna Rossa, Team Alinghi, BMW ORACLE Racing, + 39, Team Shosholoza e K-Challenge.

VALENCIA LOUIS VUITTON ACT 3- FLEET RACE 2 – Team Alinghi (SUI-64) vince, Delta 00:02

Ancora una volta K-Challenge sceglie l’estrema sinistra della linea e questa volta la scelta paga. La barca francese, libera dagli avversari, si distacca, solitaria dal gruppo. È però Team Alinghi ad avere il vento migliore al centro del campo e riesce a mantenere la sua posizione fino alla boa di bolina, girata davanti a NZL-81, con 9 secondi di vantaggio. Nella prima poppa il Defender rompe lo spi, permettendo ai kiwi di avvicinarsi, ma la velocità con cui l’equipaggio svizzero sostituisce la vela li premia. SUI-64 nel giro di pochi secondi è di nuovo davanti ai kiwi. Alla seconda boa di bolina Alinghi gira 30 secondi prima dei kiwi. K-Challenge, terza, ha quasi un minuto e mezzo di distanza. Il gap tra le due barche leader e il resto della flotta aumenta, ulteriormente, a causa dell’improvviso calo del vento. Nella seconda metà dell’ultima poppa il vento gira e arriva da prua; gli equipaggi saranno costretti a terminare la regata con il genoa. Soltanto SUI-64, NZL-81 e FRA-57 hanno un leggero abbrivio mentre il resto della flotta fatica per gonfiare le vele. Dieci minuti prima dello scadere del tempo limite (40 minuti per leg), Team Alinghi e NZl-81 riescono ad attraversare la linea, apparentemente pari. Ma la meritata vittoria va a SUI-64 per appena 2 secondi. K-Challenge conclude la regata in terza posizione.


Louis Vuitton Act 3 - 15 October 2004


Team Alinghi ed Emirates Team New Zealand vincono una regata a testa. NZl-81 vince la prima manche con tre minuti di vantaggio ma non brilla nella seconda, che chiude in una sorprendente sesta posizione. Il Defender, invece, ha concluso la prima prova in terza posizione, e ha dominato la seconda sin dalla partenza. Grande spettacolo oggi, nelle acque di Valencia, quando otto yacht ACC si sono allineati, cercando di ritagliarsi uno spazio in battello comitato a pochi secondi dalla partenza. Situazione comune in tante regate, ma assolutamente inedita durante una regata di America’s Cup. Anche oggi il vento ha giocato degli scherzi ai tattici, costringendoli a modificare continuamente la strategia di bordo. Nella prima prova, le barche hanno tagliato il traguardo con pochissimo vento e con i genoa al posto degli spi. Prima regata da dimenticare per Luna Rossa che però recupera nella seconda prova, tagliando dietro il Defender. Anche il Challenger of Record BMW ORACLE Racing ha fatto delle belle regate, soprattutto se consideriamo la rimonta nella prima; Chris Dickson però, si deve accontentare di un secondo e di un terzo posto. Dopo 4 regate le pole position in classifica si è invertita con Team Alinghi adesso in controllo per un punto su Emirates Team New Zealand. Sia i kiwi sia il Defender, sono stati gli unici a vincere una regata al giorno. Al terzo posto incontriamo Luna Rossa e BMW ORACLE Racing in parità, con 20 punti a testa (5 di distaco da SUI-64).

VALENCIA LOUIS VUITTON ACT 3- FLEET RACE 3 – Emirates Team New Zealand (NZL-81) vince, DELTA 03:00


Dopo un postponement di un’ora, la partenza della prima prova viene data con un vento da 295°, 17-20 nodi, ma destinato a scemare nel corso della giornata. A pochi secondi dallo start la flotta si compatta sulla linea, con le barche schierate parallele e molto agressive. Uno spettacolo inedito che ha fatto la gioia dei fotografi presenti. Quattro yacht ricevono il richiamo per partenza anticipata. Si tratta di Luna Rossa, Team Alinghi, BMW ORACLE e K-Challenge. Le altre, guidate da Emirates Team New Zealand proseguono la loro bolina.
Alla prima boa al vento, NZL-81 è davanti, con oltre un minuto di vantaggio su USA-71. Team Alinghi taglia terzo, riuscendo ad aggiudicarsi l’interno in boa su Shosholoza. Quinta è + 39, seguita da K-Challenge e da Le Defi. Luna Rossa è ultima. La barca italiana sarà l’unica a fare un gybe set in boa, cercando di trovare un’aria migliore sulla destra del campo ma la scelta non paga. Al cancello di poppa l’ordine delle prime tre barche rimane invariato. Nonostante così in vantaggio, i kiwi coprono da lontano le mosse degli avversari, anticipandoli sui salti di vento. All’ultimo bordo, il vento cala e gira di direzione, costringendo le barche a tagliare con le vele di prua. Emirates Team New Zealand vince con tre minuti di vantaggio su BMW ORACLE Racing. Il Defender Team Alinghi è terzo.

VALENCIA LOUIS VUITTON ACT 3- FLEET RACE 4 – Team Alinghi (SUI-64) vince, Delta 01:01

Il vento si mantiene più stabile e aumenta anche di intensità nel primo pomeriggio. Diversamente dalla prima regata, le barche cercano, questa volta, la sinistra del campo, considerata favorita. Emirates Team New Zealand riceve il richiamo della giuria per partenza anticipata e + 39 prende una penalità. Emirates Team New Zealand non riuscirà a recuperare quel ritardo mentre + 39 si ritirerà, in seguito, per un’avaria.
Subito dopo la partenza è il Defender a liberarsi per primo, navigando sulla sinistra rispetto al resto della flotta. Luna Rossa, con Francesco de Angelis al timone cerca aria libera sulla destra, seguita da Shosholoza. La situazione è molto complessa perché il vento salta da un estremo all’altro del campo di regata. Luna Rossa per un po’ torna al centro del campo ma poi opta per una mossa drastica e si separa dalle altre barche, puntando, decisa sull’estrema destra. La scelta è pericolosa ma valida e, alla boa di bolina, la barca italiana gira terza dietro Team Alinghi e BMW ORACLE Racing. SUI-64 e ITA-74 saranno le due uniche barche a fare un gybe set, proseguendo sul lato destro del campo. Il vento aumenta a 15 nodi nella poppa e il Defender si distacca di quasi 10 lunghezze. Al cancello di poppa SUI-64 ha un vantaggio di 57 secondi; seconda, Luna Rossa, terza USA-71. SUI-64 sceglie il cancello di sinistra mentre Luna Rossa preferisce quello di destra. Il Defender Team Alinghi copre l’avversario italiano che però recupera 11 secondi nella successiva boa al vento. Buona regata dell’equipaggio svizzero che mantiene la posizione sino all’arrivo, tagliando con 1 minuto e 1 secondo di vantaggio. Luna Rossa è seconda.


Louis Vuitton Act 3 - 16 October 2004


Troppo vento sul campo di gara. Regate cancellate.
Le previsioni parlavano di vento forte e di mare formato, per la penultima giornata del Louis Vuitton Atto III ma la speranza era riuscire a correre almeno una delle due prove in programma. Il Comitato ha fatto uscire le barche dal porto per verificare le condizioni di vento e di onda. Ma, una volta in mare aperto, la situazione non era confortante: venticinque nodi di vento da Ovest con raffiche a trenta, onda formata e una previsione di peggioramento nel pomeriggio. Peter Reggio, Principal Race Officer per l’America’s Cup, ha deciso che le condizioni erano troppo pericolose per la flotta di ACC e ha rimandato tutti a casa. “Al momento della partenza eravamo al limite ma poi il vento ha avuto un’impennata di quasi 10 nodi. Con le previsioni che avevamo per il pomeriggio non c’è stato molto da pensare”. Per domenica 17 ottobre, giornata conclusiva del Louis Vuitton Act III, il Comitato di Regata ha deciso di correre due prove, con partenza alle ore 11.40. Il campo di gara, a causa di un’esibizione aerea tra Playa Cabañal e Malvarrosa, sarà spostato fuori El Saler, a Sud del canale commerciale. Il 17 Ottobre conosceremo il nome del vincitore dell’Atto Terzo e, contemporaneamente, quello del team “Campione del Mondo ACC 2004”


Louis Vuitton Act 3 - 17 October 2004


Emirates Team New Zealand Campione del Mondo Classe ACC 2004. Splendido esordio per i Kiwi nella 32ma America’s Cup. L’equipaggio guidato da Grant Dalton dimostra che il tempo delle critiche è finito e che è ora di reagire e di guardare avanti.
Terzo classificato al Marseille Louis Vuitton Act, con 42 punti, Emirates TNZ si ripresenta a Valencia con una barca non testata, fatta arrivare dalla Nuova Zelanda per sostituire quella danneggiata da una tempesta. Nei match race vince 10 regate su 11 disputate e si aggiudica il Louis Vuitton Act II. Nelle regate di flotta è stato Team Alinghi ad imporre la sua esperienza giocando di copertura. Il Defender dell’America’s Cup ha vinto l’Atto III con due punti di distacco da Emirates TNZ. Nell’Atto III Team Alinghi è stato l’unico a non scendere mai oltre la quarta posizione. Nel campionato mondiale Team Alinghi è terzo. BMW ORACLE Racing chiude la stagione 2004 con una buona seconda posizione e la vittoria dell’Atto I. Luna Rossa è quarta nel tabellone finale grazie, soprattutto, alla bella prestazione nei match race. Si tratta di un risultato più che soddisfacente, se consideriamo che la barca italiana non era presente alle regate di Marsiglia. Quinta è Le Defi, che ancora una volta s’impone su K-Challenge. Settima Team Shosholoza e ottava, con 22 punti, c’è + 39.

VALENCIA LOUIS VUITTON ACT 3- FLEET RACE 5 – BMW ORACLE Racing (USA-71) vince, DELTA 03:42

La prima regata si è corsa fuori El Saler, con partenza alle ore 12.40 e un vento da SW- 10 nodi, circa. Come previsto la flotta si è divisa in quattro gruppi, che hanno dato vita ad altrettanti match race. Sarà Chris Dickson, che ha proseguito sulla destra del campo, ad aver fatto la scelta migliore e USA-71 si distacca dalla flotta, girando la prima boa in testa. Seguono Team Alinghi (31 secondi), K-Challenge, Le Defi, Emirates Team New Zealand, Luna Rossa, + 39 e Team Shosholoza. Nella poppa il vento cambia di direzione e di intensità talmente spesso, da rendere il resto della regata una roulette russa. BMW ORACLE Racing si limita a mantenere il suo vantaggio, al cancello. K-Challenge, che era riuscita a superare da sopravvento Team Alinghi, decide di marcare il Defender e di impedirgli la manovra di sorpasso in boa. L’intento riesce ma il prezzo da pagare è caro: 3’ 29” di distacco su USA-71. Il resto della regata si gioca sulla tattica e sulla fortuna. La vittoria va a BMW ORACLE Racing. Seconda, con oltre tre minuti di distacco è K-Challenge, brava a mantenere il controllo sul Defender. Seguono Team Alinghi, Luna Rossa, Emirates TNZ, + 39, Le Defi e Team Shosholoza.

VALENCIA LOUIS VUITTON ACT 3- FLEET RACE 6 – Emirates Team New Zealand (NZL-81) vince, Delta 00:13

Per la seconda regata il campo di gara si sposta verso Est, per approfittare di un vento di circa 10-12 nodi. SUI-64 parte in barca e si avvantaggia subito di una buona brezza che lo porta in testa alla boa al vento. Seguono Emirates TNZ, Le Defi, Luna Rossa, BMW ORACLE Racing, K-Challenge, + 39 e Team Shosholoza.
SUI-64 e NZL-81 strambano verso la destra del campo, dando vita ad un match race “privato”. Dean Barker è capace di superare Holmberg da sopravvento e di girare il cancello in testa, con 8 secondi di vantaggio. Sia NZL-81, sia SUI-64 scelgono la boa di destra, mentre USA-71 e ITA-74 (pari alla boa di poppa), scelgono il lato opposto. Nella seconda bolina Emirates Team New Zealand difende la destra del campo dagli attacchi del Defender e mantiene la posizione fino alla linea di arrivo, tagliata con 13 secondi di distacco.




Nelle regate di flotta, il team in prima posizione (a sinistra in alto nel box) guadagna otto punti (a destra in basso nel box) per ogni vittoria. Il secondo classificato guadagna sette punti e così via.

11/10/04

Capitan Salvatore Sarno: una passione tutta salernitana che porta avanti lo Spirit of Shosholoza


D
: Come nasce la sua passione per il mare?

Capitan Salvatore Sarno: Sono nato a Nocera Inferiore (Salerno) e da piccolo accompagnavo mio padre, che lavorava come proiezionista, nel cinematografo locale. Ricordo bene la magia di quei momenti, la paura che le pellicole prendessero fuoco e la curiosità degli amici, che credevano che i cavalli, nel film western, fossero dietro lo schermo! Ad Acerra in mare non c'è e allora andavo ogni giorno, dopo la scuola, sulla collina più alta del paese per vederlo. Mi sedevo e fissavo per ore le navi che attraversavano l'orizzonte. Subivo il fascino magnetico dell'acqua e sentivo, allora solo istintivamente, che la mia vita sarebbe stata su quella distesa azzurra.

D: Poi si è imbarcato con la Compagnia MSC.

Capitan Salvatore Sarno: Sì, e nei vari viaggi, un giorno di 18 anni fa, ho raggiunto Durban e non l'ho più lasciata.

D: Perché una sfida sudafricana in America's Cup?

Capitan Salvatore Sarno: Perché io devo molto a questa terra e alla sua gente. Era l'occasione per ricambiare e, soprattutto, per far capire al mondo che l'Africa non è soltanto la terra delle zebre e degli elefanti ma anche un paese ricco di tradizioni e di cultura, capace di dare tanto e di fare bene.

D: Che cosa è lo Spirito di Shosholoza?

Capitan Salvatore Sarno: È il sentimento di orgoglio e di dignità che ci accompagna in quest'avventura. Siamo in Coppa America per imparare con umiltà e rispetto, nei confronti di un evento antico e nei confronti di chi ha più esperienza di noi. Ma lo facciamo a testa alta, affrontando le sconfitte con serenità e continuando a guardare avanti.

D: Quali sono gli obiettivi di Shosholoza?

Capitan Salvatore Sarno: L'obiettivo morale era quello di far conoscere la nostra sfida e i nostri valori nel mondo. E questo lo abbiamo già raggiunto. L'obiettivo sportivo è di portare la Coppa America in Africa e per questo dovremo attendere ancora un po'. Al momento ci accontentiamo di aver portato un pezzetto d'Africa in America's Cup.

D:Sono tutti innamorati di Shosholoza. É contento?

Capitan Salvatore Sarno: Molto, è bellissimo vedere quanto affetto e quanta simpatia stiamo raccogliendo.

D: Quanto durerà l'effetto simpatia, se non arrivano i risultati?

Capitan Salvatore Sarno: La nostra è una sfida all'America's Cup e dimostreremo di meritare la stima sportiva, oltre che la simpatia della gente.

D: Perché non arrivano i risultati?

Capitan Salvatore Sarno: Perché non abbiamo costanza e siamo altalenanti nelle prestazioni; perché la barca è vecchia, perché abbiamo 9 mq di tela in meno rispetto agli altri e perché stiamo formando dei ragazzi, abituati a correre in regate di circolo con le derive, al gioco del match race, su scafi di ACC. Dateci tempo.

D: Soddisfatto della prestazione nella regata contro K-Challenge?

Capitan Salvatore Sarno: Non ero a Valencia ma ho saputo che hanno fatto un eccellente lavoro, e un gybe set con quasi 20 nodi di aria. I ragazzi imparano in fretta.

D: Che cosa mi dice dell'equipaggio?

Capitan Salvatore Sarno: Geoff Meek, lo skipper, è un noto velista a livello internazionale e seppur nuovo, nel circuito di match race, sta andando benissimo. Andy Green è un ottimo tattico ed è immediatamente entrato in sintonia con i ragazzi. Ci piacerebbe avere un equipaggio rigorosamente sudafricano ma sappiamo che in alcuni ruoli chiave c'è bisogno di persone di esperienza che da noi non esistono. L'obiettivo è raggiungere il numero di 26/27 persone fisse di equipaggio, affiancando altri giovani.

D: Come vivono i ragazzi lontano da casa?

Capitan Salvatore Sarno: Cominciano a sentirne la nostalgia. Sono giovani e molti di loro non avevano mai lasciato il paese prima di Marsiglia. All'inizio erano eccitati all'idea di stare tanto tempo lontani da casa ma i sudafricani sono peggio di noi meridionali che ci portiamo il paesello nel cuore. Per questo è importante che dopo Valencia, tornino un po' a Cape Town.

D: Programmi per il 2005?

Capitan Salvatore Sarno: A novembre 2004 inizieremo la costruzione di una nuova barca per la versione 5 e la porteremo a Valencia mentre questa rimarrà a Cape Town per gli allenamenti. Per il nuovo scafo abbiamo deciso di seguire il modello di BMW Oracle Racing e di Team Alinghi. Abbiamo anche il supporto del cantiere Suthern Wind, famoso per la costruzione di super yacht in Sud Africa. Ci concentreremo molto su albero e attrezzatura (albero realizzato dall'italiano Vittorio Landolfi). Il varo sarà a marzo 2005 e speriamo di avere Nelson Mandela come padrino.

D: Qual è la situazione budget?

Capitan Salvatore Sarno: Abbiamo ancora bisogno di portare qualcosa in casa ma c'è un'importantissima compagnia sudafricana che desidera accompagnarci in quest'avventura. Spero di poter comunicare qualche buona notizia nei prossimi giorni.

Intervista di Bianca Ascenti

22/09/04

Intervista ad Andy Green, Sailing Coach e Tattico del Team di Cape Town


Andy Green è stato reclutato da team Shosholoza, per mettere l'esperienza accumulata in due Louis Vuitton Cup e la sua abilità di match racer, al servizio del team sudafricano per gli Atti del 2004.

D:Come sei entrato in contatto con Shosholoza?

Andy Green: Ho incontrato Geoff Meek all'Antigua Sailing Week e abbiamo parlato un po'. Qualche settimana più tardi, ho ricevuto una email da Paul Standbridge, nella quale mi chiedeva se fossi interessato a lavorare con il team. Così ho firmato e sarò a bordo per tutti i primi tre Atti del 2004.

D:L'ultima volta eri timoniere per un team nuovo, quello di GBR. Quali sono le differenze?

Andy Green: Questa campagna assomiglia a quella di GBR degli esordi; la differenza è che i velisti di Shosholoza hanno meno confidenza nelle loro capacità di quanta ne avessero gli inglesi. Questi sono i migliori velisti amatoriali del Sud Africa, e quelli erano tra i migliori velisti inglesi, famosi a livello internazionale. Uno dei miei compiti è far raggiungere ai ragazzi di Shosholoza qualche traguardo. È importantissimo e l'ho compreso durante la campagna di GBR. Raggiungere i traguardi aiuta la gente a sentirsi più sicura e più certa della destinazione finale. Inoltre, ogni giorno ci prefissiamo quello che noi chiamiamo il Golden Goal. Il nostro prodiere si chiama Golden Mgedeza, e lui è chiamato a farne diversi; per esempio l'altro giorno il golden goal era riuscire ad ammainare perfettamente lo spi. Il giorno prima, infatti, era sceso male ed era finito dietro la barca, in una perfetta ammainata in gommone.

D:Qual era il principale obiettivo del team a Marsiglia?

Andy Green: Finire tutte le regate. Per qualcuno è un obiettivo scontato, ma la difficoltà di queste barche sta nella loro complessità di gestione e nel fatto che richiedono un'enorme concentrazione e un incredibile sforzo fisico. Questi ragazzi hanno fatto soltanto 40 giorni di allenamento e per questo a me sembrano bravissimi. Il giorno che, durante le regate di flotta, siamo arrivati quarti, davanti alle due barche francesi, abbiamo superato le nostre migliori aspettative. Né io né altri nel team ci saremmo aspettati un miglioramento così rapido. Per noi, era come se avessimo vinto. È stato un momento speciale. La stessa sera, mentre riguardavamo il video, Paul Standbridge ha detto ai ragazzi: Non dimenticate questi momenti, perché non li rivivrete mai più. Voleva dire che quelle erano sensazioni uniche, perché legate ad un momento di esordio, che non sarebbe più tornato.

D:Team Shosholoza ha conquistato la simpatia generale in pochissimo tempo. Come te lo spieghi?

Andy Green: Il capo del nostro sindacato, il Comandante Salvatore Sarno, aveva detto: Dato che questa volta non riusciremo a portare l'America's Cup in Sud Africa, dobbiamo almeno portare un pezzetto d'Africa in America's Cup. Credo che queste parole riassumano perfettamente lo spirito del team. In termini di accoglienza non avevo mai visto niente del genere, neanche nelle due Coppe cui ho preso parte. Sembra che la gente capisca lo sforzo che c'è dietro questa campagna, la differenza di equipaggio, di look e di sentimenti, e che lo apprezzi. Non è normale vedere velisti di colore a bordo di una barca di ACC; la gente si ferma e ci guarda, e a noi piace essere riconosciuti!

D:Che programmi hai con il team?

Andy Green: Al momento sono impegnato soltanto fino al termine delle regate di Valencia. Certo, mi sono divertito talmente tanto, in queste settimane, che sarei tentato a continuare ma non abbiamo mai parlato di un ulteriore coinvolgimento. Fino ad oggi devo dire che mi sono trovato benissimo con i ragazzi e spero di essere stato loro d'aiuto. Da un punto di vista personale è molto gratificante poter lasciare il proprio segno su un team così giovane e fresco.

11/09/04

Marseille Louis Vuitton Act 1


Marseille Louis Vuitton Act 1 – L’inizio


Il Marseille Louis Vuitton Act è l’Atto di apertura della 32ma America’s Cup. Sei team (Alinghi, BMW ORACLE Racing, Emirates Team New Zealand, LE DEFI, K-Challenge e Team Shosholoza), rappresentanti cinque paesi, si affrontano nelle acque di Marsiglia. Sarà BMW ORACLE ad avere la meglio sugli avversari dopo una serie di regate, sia di match race sia di flotta.

Straordinario debutto dell'America's Cup in Europa

Il successo del Marseille Louis Vuitton Act è andato, infatti, ben oltre le migliori aspettative, con un consenso di team, pubblico e Media che può ben inorgoglire l'organizzazione.

Dopo 153 anni l'America's Cup arrivava in Europa e arrivava vestita completamente di nuovo. Si trattava, quindi, di una scommessa importante e delicata, perché in palio c'era il prestigio del più antico trofeo sportivo del mondo.

Le novità apportate dal Marseille Louis Vuitton Act sono state accolte con entusiasmo dai sei team partecipanti, veri protagonisti dello spettacolo. Le acque della Rade Sud di Marsiglia sono state la cornice ideale per il debutto mediterraneo del trofeo e l'accoglienza della città francese non poteva essere più calorosa. Infatti, gli yacht erano scortati sul campo da almeno 200 barche ogni giorno, mentre circa cinquantamila persone hanno visitato l'AC Village nel corso della settimana. Anche la stampa internazionale (3.500 giornalisti) ha confermato, con una presenza massiccia, il suo gradimento.

La settimana del Marseille Louis Vuiton Act ha compreso regate di match race e regate di flotta; queste ultime non erano utilizzate per l'America's Cup dal 1870. I percorsi corti e brevi hanno regalato regate concitate, tattiche e molto spettacolari. Ernesto Bertarelli, capo del sindacato Team Alinghi e Defender dell'America's Cup, ha commentato: Quando i bordi sono più brevi il gioco si fa interessante perché aumentano le manovre e bisogna essere in grado di prendere decisioni delicate in fretta.

Tra i sei team partecipanti, rappresentanti cinque paesi, va sottolineata la presenza di team Shosholoza, prima squadra africana nel teatro dell'America's Cup. Veniamo per fare esperienza e per rubare un po' di trucchetti ai team più ricchi e preparati. Sappiamo che non porteremo l'America's Cup in Africa ma almeno siamo riusciti a portare un po' di Africa nell'America's Cup, aveva detto Geoff Meek, skipper della barca di Cape Town. Nonostante l'ultima posizione finale, e l'inesperienza, l'equipaggio sudafricano ha dimostrato di essere all'altezza del gioco.

Emirates Team New Zealand usciva per la prima volta dall'isolamento in cui era confinato dal 1995, quando diventando Defender di Coppa perse, automaticamente, l'abitudine di allenarsi con altri concorrenti, nell'attesa del challenger finale. Peccato non aver vinto ha detto Dean Barker, skipper di NZL-82, ma non ci alleniamo da tempo con questa barca e dobbiamo anche migliorare le performance in poppa.

Il Defender Team Alinghi si è lasciato definitivamente alle spalle il caso Coutts, come dimostrano i suoi risultati sull'acqua, e il secondo posto in classifica generale. SUI-64 ha, infatti, battuto BMW ORACLE Racing team ed è stato davanti ad Emirates Team New Zealand fin quando non ha rotto il genoa.

Vincitore morale dell'evento è stato il francese Le Defi, che ha rimandato tutte le critiche al mittente, terminando con un onorevole quarto posto. Le Defi è stato capace di un'incredibile rimonta negli ultimi giorni, nonostante le continue avarie subite a bordo.
Anche Thierry Peponnet può dirsi soddisfatto dall'esito di K-Challenger: equipaggio nuovo e soli quattro giorni per prendere confidenza con FRA-57, arrivata direttamente dalla Nuova Zelanda.
BMW ORACLE Racing team è arrivato a Marsiglia con la precisa intenzione di vincere. Larry Ellison, capo del Sindacato americano aveva fatto le cose in grande, per il primo atto della 32ma America's Cup e ha raccolto i suoi frutti. Mesi di allenamento, vele nuove e un equipaggio d'eccezione, costituito da Chris Dickson (CEO e skipper di BMW ORACLE Racing), Gavin Brady e John Kostecki, solo per nominarne alcuni.

La fine del Marseille Louis Vuitton Act coincide con l'inizio di altri, importanti appuntamenti. Gli Atti 2 e 3 della 32ma America's Cup, infatti, inizieranno tra qualche settimana a Valencia, città ospite dell'evento.

Il secondo Valencia Louis Vuitton Act inizierà il 5 di ottobre. L'atto III avrà luogo nella città spagnola dal 14 al 17 ottobre.




I team saranno classificati in base al totale dei punti raccolti, complessivamente, tra le regate di flotta e quelle di match race.
Nelle Regate di Flotta il primo team (nel box, in alto a sinistra) guadagna sei punti (nel box in basso a destra) per vittoria. Il secondo classificato guadagna cinque punti e così via.
Nel Match Race il vincitore guadagna sei punti; il perdente non guadagna punti. Il team che collezionerà più punti alla fine dell'evento sarà il vincitore dello stesso.

30/08/04

Intervista a Paul Standbridge, Sailing Manager del Team di Cape Town


Paul Standbridge è Sailing Manager di Team Shosholoza, il primo sindacato sudafricano ad entrare nel teatro dell'America's Cup. Inglese di nascita ma sposato e residente a Cape Town, Standbridge è già stato coinvolto nella Coppa, sia come velista, sia come manager, dagli anni Ottanta. Durante la scorsa Coppa ad Auckland, era Sailing Manager per GBR Challenge.

D: Quali sono le motivazioni e gli obiettivi di Team Shosholoza?

Paul Standbridge: L'idea venne a Capitan Salvatore Sarno, direttore di Mediterranean Shipping, il nostro sponsor principale. Voleva che il Sud Africa lanciasse una sfida concreta alla Coppa; ha voluto velisti sudafricani e non intende arrivare ultimo. Il team è intriso di cultura e di tradizioni africane. Sappiamo che sarà difficile vincere e anche arrivare tra i primi tre o quattro.

D: Come si motivano le persone quando si è sicuri di non poter vincere?

Paul Standbridge: È difficile gestire una squadra per tre anni, sapendo che non si vincerà nulla. È un po' come da GBR, la volta scorsa. Ma con Team Shosholoza, con il nostro budget e la nostra esperienza, sarebbe assurdo pensare di vincere. L'obiettivo è dimostrare che il Sud Africa è capace di presentarsi sulla linea di partenza con una barca decente ed un equipaggio decente. A pensarci bene è simile a quanto accade in altri sport: quanti team competono quest'anno in F1, pur sapendo benissimo che non vinceranno mai il campionato?. Ci sono 26 macchine sulla griglia di partenza ma poche si aspettano di vincere. Lo stesso accade nell'America's Cup.

D: Cosa avete acquistato e cosa userete a Marsiglia?

Paul Standbridge: Abbiamo comprato ITA-48, la barca lepre di Prada per l'edizione 2000. Io ho collaborato nella scelta e nell'acquisto della barca: cercavamo uno scafo in buone condizioni, non eccessivamente sfruttato. È un buon progetto di Peterson, molto simile a ITA-45, che ha corso le finali di Coppa e costruita da Bill Green. Il motivo per cui non compriamo altro è che intendiamo fare grandi modifiche e, quindi, eventuali vele nuove non andrebbero più bene.

D: Abbiamo sentito rumore di frese e di cesoie provenire dai vostri container. Che cosa state combinando?

Paul Standbridge: Abbiamo deciso tardi di venire qui. La barca, attualmente, non risponde alla stazza e la maniera più economica e più veloce per porvi rimedio, è tagliare 10mq di vele ed eliminare 140 chili dal bulbo. Certamente non migliorerà la velocità ma almeno saremo in regola!

D: Che tipo di allenamento avete fatto fino ad ora e che standard avete raggiunto?

Paul Standbridge: Abbiamo iniziato il 1 di aprile e per il 5 di settembre avremo accumulato ben 45 giorni di allenamento. Abbiamo iniziato lentamente ad amalgamarci come team a Cape Town. La maggior parte di questi ragazzi ha esperienza in regate di circolo e senza voler mancare loro di rispetto, lo standard dei circoli velici sudafricani non è tra i più alti. La prima volta che sono salito a bordo ho attuato un piano molto ambizioso: uscire dal porto a rimorchio, dare la randa, ammainare la randa e rientrare in porto. La volta dopo abbiamo issato il genoa; il terzo giorno abbiamo osato una virata e cinque giorni più tardi abbiamo fatto una strambata. Oggi siamo in grado di strambare le nostre vele anche in 23/24 nodi di vento.

D: Com'è navigare su una barca di America's Cup fuori da Cape Town?

Paul Standbridge: Un paio di volte mi sono pentito di aver navigato su una barca di AC boat quaggiù. Abbiamo surfato sulle onde in due occasioni. Certo, non è come surfare su uno scafo di Whitbread ma lo abbiamo fatto, e non credo sia una cosa usuale, con queste barche. Navigare a Cape Town è completamente diverso dal farlo in Mediterraneo. L'acqua è fredda, c'è un'enorme montagna vicino al mare, siamo al limite del continente e quasi nell'Oceano del Sud. Si può passare da 50 nodi a zero nello spazio di pochi metri. È un'esperienza molto interessante. Inoltre s'incontrano onde molto alte, a volte di 15 metri, anche se, ovviamente, evitiamo di uscire in quei giorni!. Se siamo capaci di regatare qui, possiamo ben farlo ovunque.

D: Parlaci del make-up del team.

Paul Standbridge: Lo skipper è Geoff Meek, molto noto nel circuito internazionale. Abbiamo Ian Ainslie come stratega e grinder di poppa; è stato due volte alle olimpiadi ed è molto utile. Abbiamo anche contattato Gareth Blanckenburg circa la possibilità che si unisca al team. Gareth ha partecipato alle Olimpiadi di Atene in Classe Laser. Non ha vinto una medaglia ma è abituato a regatare sotto pressione. Ci manca un bravo tattico e temo che questa posizione sia difficilmente reperibile in Sud Africa. Vorremmo avere il maggior numero possibile di sudafricani ma, a volte, non è possibile. Per le regate di Marsiglia verrà ad aiutarci Andy Green dall'Inghilterra. I sudafricani professionisti sono Jan Dekker, Mike Joubert e Jono Swain, che sarà con noi in alcune delle regate europee ma non può garantire un impegno a tempo pieno. Tra i progettisti abbiamo Jason Ker e Simon Schofield. In totale siamo pochi, appena 12 velisti a tempo pieno e il resto costituito da part-time. Abbiamo un capo dello shore team, due PR, un istruttore di ginnastica. Ecco tutto. Vorremmo crescere almeno fino a 35 persone.

D: Sarai a bordo e per quanto tempo?

Paul Standbridge: Sarò a bordo a Marsiglia, ma una volta iniziata la Coppa, se avrò fatto bene il mio lavoro, la mia presenza non sarà più necessaria. I ragazzi continuano a dirmi che devo esserci perché adesso sono nervosi e tesi. Ma sono certo che se tutto andrà secondo i miei piani, ci sarà un altro sudafricano al mio posto. So bene che abbiamo ancora tanto da fare. Tre anni passano in fretta, quando hai tante cose da fare, quando ti diverti e, forse, anche quando cominci a sentirti vecchio, come capita a me.

04/06/04

Il Royal Yacht Cape è diventato il terzo challenger ufficiale della 32a America's Cup


Dopo aver espletato tutte le formalità legate all'iscrizione, l'AC Management, in nome della Société Nautique de Genève (SNG), è lieta di annunciare che, venerdì 4 giugno, il Royal Cape Yacht Club è diventato il terzo challenger ufficiale della 32ma America's Cup.

Pierre-Yves Firmenich, Presidente della Société Nautique de Genève (SNG), ha accettato la sfida a nome del suo Club, Defender dell'America's Cup.

È la prima volta che un team basato in Africa partecipa all'America's Cup. Il Royal Cape Yacht Club raggiunge quindi il Golden Gate Yacht Club e il Circolo Vela Gargnano quale Challenger ufficiale per la 32ma America's Cup.

Il Comandante Salvatore Sarno è l'uomo cui si deve la creazione della sfida sudafricana. Nato in Italia vive da 14 anni in Sud Africa, paese che ha raggiunto, per la prima volta, a bordo di una nave da carico come ufficiale.

Il Sud Africa è un paese moderno, dinamico e aperto alle novità; intendiamo dimostrarlo a tutti ha detto il Comandante Sarno, spiegando così le ragioni che lo hanno spinto a creare il team Shosholoza. L'America's Cup è il più esclusivo evento sportivo del mondo ed è quindi perfetto per promuovere questi valori.

Vogliamo dimostrare che a bordo della nostra barca nero e bianco lavorano insieme e lo fanno molto bene, raggiungendo il successo. Vogliamo fare la nostra parte per la rinascita sudafricana.

Il team farà la sua prima apparizione europea a Marsiglia il 7 giugno alla conferenza stampa che promuove il Marseille Louis Vuitton Act, Atto I della 32ma America's Cup - Valencia. Team Shosholoza ha in programma di partecipare a tutti i tre Atti in calendario per il 2004.

Il nome del team, Shosholoza, è profondamente legato alle radici indigene della cultura sudafricana. Si rifà ad una canzone da lavoro, cantata dai minatori e da tutti coloro che conducevano una vita di sacrifici e fatiche fisiche. Letteralmente significa vai avanti o fai spazio, entrambi adatti ad un team di America's Cup.

La canzone ha avuto un'enorme diffusione popolare durante il Campionato del Mondo di Rugby del 1995, vinto dal team sudafricano contro i neozelandesi (i Kiwi quell'anno si sono dimostrati nettamente più a loro agio sull'acqua, vincendo, per la prima volta, l'America's Cup).

Shosholoza Challenge è al lavoro già da diversi mesi nella sua base a Cape Town. Ha acquistato da Prada una delle barche che permise al team italiano di vincere la Louis Vuitton Cup nel 2000 e ha già cominciato ad ingaggiare persone di equipaggio.

Il velista Geoff Meek, sudafricano e campione del mondo, è stato nominato skipper del team. Premiato per cinque volte con il titolo di South African Yachtsman of the Year, Meek ha anche esperienza in America's Cup, avendo partecipato, come secondo skipper, agli allenamenti del team britannico nella Campagna del 1986- 1987.

Con esperienza sul campo anche Paul Standbridge, sailing manager, che aveva già ricoperto questo ruolo nella sfida di GBR del 2003. Nel curriculum professionale di Standbridge anche cinque Round the World Races e numerose regate d'altura internazionali.

Il team di Shosholoza ha in programma di costruire due nuovi scafi per la 32ma America's Cup e, a questo scopo, ha già ingaggiato il designer Jason Ker. Il team ha pianificato di varare il primo nuovo progetto il 27 aprile 2005, in concomitanza con il Giorno della libertà in Sud Africa.