


Dal nostro inviato VALENCIA (Spagna) N el piazzale in cemento arrostito dal sole l' inno di Shosholoza violenta i timpani, mentre la barca «a marcia indietro» torna a casa. A poppa ci sta Paolo Cian, il timoniere napoletano, che risponde agli applausi con un gesto di gioia autentica, come se avesse segnato il gol decisivo. Per di più dell' ex, al primo minuto della partita e avesse scongiurato la beffa al 90°, tagliando il traguardo davanti a Mascalzone Latino Capitalia di soli 6 secondi. «Con questo abbiamo battuto tutti i team italiani», scherza il capitano Salvatore Sarno, appena sbarcato da Shosholoza insieme alla sua tribù. Lo avevano preso per matto quando alla fine del 2003 si era messo in testa di portare il Sudafrica in coppa America. A DURBAN Sarno in Sudafrica è arrivato una ventina d' anni fa, quando «tutti scappavano perché avevano paura della rivoluzione. Noi invece abbiamo investito sul futuro». Più futuribile di così: portare l' Africa con le sue contraddizioni nella regata più esclusiva e più ricca del mondo. «Avevamo un segreto - spiega Sarno che vive fra Durban e Città del Capo dove è il responsabile della Msc Sudafrica - fare tutto con passione ed entusiasmo. Io ero certo che saremmo arrivati». Per Shosholoza ha scelto quasi tutto personalmente: dalla livrea etnica della barca, al timoniere (Cian, il miglior match racer italiano), al tattico (Tommaso Chieffi, da oltre vent' anni in coppa America). «E' bello che la Coppa abbia trovato un personaggio così - spiega il tattico italiano nato ad Anversa che in questa edizione gareggia per i sudafricani -, con il suo entusiasmo e la sua grinta. Sarno è contagioso, mi sento in debito, farei un' altra Coppa con lui». Già prima della regata con Mascalzone, Sarno aveva spiegato la strategia. «Se rivince Alinghi - e secondo me è molto probabile - saremo ancora in gara nel 2009, fra due anni. Noi siamo già pronti per ripartire e a febbraio 2008 potremo varare Rsa 101, la prima barca della nuova generazione. Abbiamo già il progetto in mano». Ha idee precise il comandante. «Premi particolari per queste vittorie? Assolutamente». All' inizio della campagna Sarno aveva parlato chiaro ai ragazzi neri che si erano presentati da lui. Non ci saranno soldi in più di quelli che guadagnate oggi, ma un giorno, il presidente del Sudafrica sarà orgoglioso di voi. Quel giorno è arrivato e adesso Shosholoza sogna il sesto posto. Con un equipaggio composto in gran parte da sudafricani, che non avevano alcuna esperienza di America' s Cup. Ma già da una decina d' anni la Msc e la Marina sudafricana hanno dato vita a una fondazione che toglie i ragazzi dalle strade, gli trova un lavoro e gli insegna ad andare a vela. Alcuni di quei ragazzi oggi sono nel team di Sarno, che batte, quello di Capitalia. BATTICUORE «Siamo uno spot per cardiotonici. Questo è sicuro - scherza Tommaso Chieffi, stratega del Moro di Venezia finalista di Coppa nel ' 92 - anche con Mascalzone abbiamo sofferto fino all' ultimo». Una strambata sbagliata, i mascalzoni che fuggivano verso la penalità da scontare sulla linea del traguardo, ma Shosholoza è arrivata un attimo prima. «Sono contento soprattutto per Paolo Cian - continua Sarno, che è stato il più giovane comandante della marina mercantile italiana -, era l' ex e questa regata l' ha vinta lui con quella penalità in partenza. Sono soddisfatto, ma il difficile viene adesso: arrivare da zero a 95 è facile. Più complicato arrivare da 95 a 100, per cui ci dobbiamo già mettere al lavoro per la prossima sfida. Questa volta abbiamo pagato un tributo all' esperienza. Tutte le volte che c' è una strambata io prego - aggiunge sorridendo -. Ma nella prossima Coppa non sarà così». L' inno di Shosholoza è ancora assordante nel piazzale arrostito, ma mai come in questo momento il suo significato appare appropriato: mi muovo in avanti. Velocemente.
Pasini Gian Luca dalla Gazzetta dello Sport del 7 Maggio 2007
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