10/05/09

Pensieri al vento - America’s ping pong?!...ma non era America’s Cup?!...Mhà!!!

Come da titolo, ma non era era America’s Cup? Sembra proprio di no, visto e considerato che gli avvocatoni di Alinghi, quelli da “una parcella-un occhio”, il 30 aprile scorso hanno avanzato, presso la Corte Suprema dello Stato di New York e davanti al giudice Shirley Werner Kornreich (lo stesso che il prossimo 14 maggio presiederà l’udienza relativa alla causa per “oltraggio alla Corte” promossa dagli avvocati del GGYC/BMW Oracle Racing), un’ulteriore azione legale molto simile alla ricusazione del collegio difensivo, istituto possibile negli Stati Uniti.

Tutto il mondo della vela attendeva con ansia una rapida risoluzione della questione legale che, apparentemente, era arrivata con la sentenza del 2 aprile scorso. Purtroppo però, con il passare dei giorni, le cose sono peggiorate e ci siamo praticamente accorti che alle due controparti in causa (lo ricordo per una questione di precisione, Alinghi, il defender della Coppa America e BMW Oracle Racing, a parer della Corte d’Appello dello Stato di New York il Challenge of Record) piace tanto tanto fare il “tira e molla” in giro per le aule dei tribunali, invece che trovare una rapida soluzione alla questione.

Fa male osservare che il campo dove si giocano le sorti di un match non è più quello di regata ma, al contrario, è come se fosse quello verde, in legno, del ping pong. Sentiamo forti e veloci rimbalzare le accuse reciproche, che assumono sempre più i contorni di palline di ping pong che rimbalzano veloci e incontrollate.

Non più una lotta serrata tra un “vira” o “stramba”, incroci al cardiopalma, rimonte spettacolari o salti di vento decisivi, ma un umile ed alquanto inutile “diritto” o “rovescio”, precursori ideali per guadagnare il punto.

Vi chiederete perché si è ricorsi di nuovo alla Corte Suprema e perché, in particolare, proprio Alinghi/SNG ha dato adito ad una nuova azione legale. Ebbene il motivo del brief non è legato, come si potrebbe pensare, alla data del Deed of Gift Match, bensì alla mancata presentazione al defender (da parte degli americani) del certificato di stazza del multiscafo 90x90 piedi costruito da Oracle.

Il Deed of Gift, infatti, stabilisce che il Challenge of Record debba fornire al defender un certificato di stazza “as soon as possible”, il prima possibile.

Tale certificato dovrebbe essere rilasciato dall’organismo nazionale preposto a gestire il registro delle unità da diporto e contiene tutti i dati tecnici della barca, oltre alla descrizione della stessa che viene resa riconoscibile mediante l’attribuzione di un numero di matricola.

Tentativo infondato da parte di Alinghi/SNG di evitare il giudizio finale della Corte e di rinviare ulteriormente lo svolgimento dell’America’s Cup?

Comunque sia, appellarsi ancora in questo caso al certificato di stazza, vuol dire con ogni probabilità rispondere positivamente alla domanda poc’anzi posta, ovvero rinviare ancora la Coppa e renderla ancor più travagliata di quanto lo fosse già diventata da due anni a questa parte.

Vuol dire, inoltre, aspettare che la Corte Suprema dello Stato di New York emetta un’ulteriore sentenza che giudichi la regolarità o meno dell’operato di Oracle e del suo mega multiscafo.

Mi chiedo, avete provato a guardare bene questi multiscafi sui quali si svolgerà la 33a edizione della Coppa America? Immaginavate che si sarebbe arrivati a questa drastica e alquanto triste situazione?

Io no, mi illudevo che potesse mettersi tutto a posto. Le premesse al meeting del 23 aprile scorso erano molto invitanti e lasciavano presagire bene per una 33a brocca d’argento multi challenge; il meeting si è concluso però con un nulla di fatto che ha però alimentato ancora ricorsi su ricorsi.

Allora mi chiedo, meglio regatare su questi mostri plananti (e a quanto pare anche parecchio scuffianti) o su un sano AC33 sul quale si è già speso tanto tempo in passato? Direi AC33, senza alcuna ombra di dubbio. Peccato però che le parti in causa, quelle che hanno nelle loro mani le redini dell’evento, non la pensino in questo modo.

A questo punto non resta che augurarsi per l’ennesima volta che questa lotta, che assume sempre più i contorni di una lotta ideologica, affarista e tra salotti, possa raggiungere quanto prima lo stato finale e che si possa portare il circus della Coppa America allo stato di gloria e di successo mediatico che ha caratterizzato l’ultima edizione nel 2007.

Ora come ora si è seriamente minata la credibilità dell’evento, per fortuna che il fascino sembra essere rimasto inalterato; Basta ritornare con un attimo a quel 2007 per rimanerne folgorati. Speriamo solo che quel 2007 non diventi lontano anni luce e che la spettacolarità e bellezza dell’evento non possa essere totalmente oscurata da un alone di mistero e di ignoto, così come è accaduto fino ad ora.

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