04/05/09

Pensieri al vento - 33a America’s Cup: quel “semplicismo devastante”…

Durante questi mesi abbiamo più volte parlato del cosiddetto “semplicismo” con cui in questi due anni, da quando è finita la 32a Coppa America, si è trattata la vicenda 33a edizione della Coppa. Quel “semplicismo” con cui non si sono recentemente accettate le proposte del GGYC per un prossimo evento multi challenge organizzato e basato su regole condivise da tutti; quello con cui si è ricorso di nuovo subito alla Corte Suprema dello Stato di New York quando ancora la sentenza del 2 Aprile era, per così dire, “fresca di stampa”; quello con cui si è comunicato ai vecchi e cari challenger (da come apprendo da fonti sicure) di non esserlo più (challenger intendo) per la 33a edizione della Coppa ma che comunque saranno invitati per la 34a; quello con cui, infine, si è comunicato ai challenger non già esclusivamente la questione della partecipazione alla 33a Coppa, ma anche quella riguardante la soluzione della questione “base” all’AC port direttamente con le autorità della città valenciana.

Morale della favola? Risolvere la questione con le autorità valenciane significa, con ogni probabilità, sgombrare il tutto e mandare a casa tutti quelli che con impegno e passione vi ci hanno fin’ora lavorato.

Eh sì, quel “semplicismo”, al quale aggiungerei la parola “devastante”.

Quel “semplicismo devante”, sinonimo di “chi se ne frega degli altri” e di chi vive e percorre la sua strada come se avesse i cosiddetti “paraocchi”.

Cosa ne sarà ora della Coppa?

Immaginavamo il fervore e la vitalità delle basi tutte all’opera per mettere in sesto le proprie imbarcazioni, i propri gioielli. Dico bene, “immaginavamo”, perché ora come ora è l’unica cosa che ci resta da fare: immaginare e sognare che quelle basi, simbolo del lavoro, del tempo, del sudore e di ingenti risorse di chi le ha fortemente volute, non vengano smontate e impacchettate come qualcosa di vecchio da mettere su in soffitta o come un regalo di un ex fidanzato di cui non se ne vuole più sentir parlare.

La Coppa è lontana anni luce dalla sua normale aetas aurea (età dell’oro) e le aspettative per una rapida risoluzione del caso, dopo questa ultimissima aberrante comunicazione, sono totalmente svanite.

Cosa resta? Forse aspettare che Bruno Troublé organizzi la Med Series a Valencia il prima possibile, così come ipotizzato qualche settimana fa, o che si possa addirittura organizzare qualcosa di molto più serio a Durban (l’idea era per una Louis Vuitton Indian Ocean Cup).

Staremo a vedere, tanto ormai siamo abituati a tutto. Comunque sia, spero che almeno Troublé si decida presto sul da farsi e sulle Med Series, sia per un po’ di sano divertimento su di un classico (e scusate se è poco…) monoscafo, sia affinchè di Coppa America a Valencia (…e non solo) non ne rimanga solo un lontano ed offuscato ricordo…

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1 commento:

  1. Anna Moscariello4/5/09 8:40 PM

    Bravo,ben detto.Semplicismo è la parola esatta per riassumere in una sola parola il modus operandi di chi disprezza i veri valori che cartterizzano questa splendida (o meglio caratterizzavano)competizione..ma qui in gioco non ci sono purtroppo solo i valori..ma cifre da capogiro..che non tutti i team possono purtroppo permettersi...non tutti siamo al quarto posto della "rich list"del Sunday Times...

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