28/05/08

In esclusiva per Spiritofshosholoza.blogspot.com: Paolo Cian, la sua Napoli, il suo Golfo, la sua Shosholoza.

D: Paolo cosa significa per te aver portato Shosholoza a Napoli e cosa rappresenta per te poter timonarla in queste acque che ti hanno visto crescere sia professionalmente che umanamente?

Paolo Cian: E' un'emozione enorme perchè appunto, come hai detto, io ho cominciato ad andare in barca a vela proprio qui alla Lega Navale di Napoli e fra l'altro ho fatto già la Velalonga Numero Uno 24 anni fa. Quindi rivedere adesso la barca che ho timonato a Valenzia qui in questo porto e pronta a scattare al via della Velalonga è un'emozione shock anche perchè questa cosa è nata un passettino alla volta; è nata da un gemellaggio non solo di intenti ma di azioni fra la Lega Navale di Napoli che, come avrete potuto vedere, porta tanti giovani e giovanissimi a conoscere il mare -perché sembra strano ma in Campania non tutti hanno la possibilità di andare per mare- e la stessa cosa la fa, sull’iniziativa di Salvatore Sarno, una fondazione che si chiama “Izivunguvungu” che porta gli stessi ragazzini giovanissimi provenienti da realtà abbastanza durette al mare, in questo college, ad imparare sia le materie normali scolastiche e in più hanno la possibilità di studiare come si va per mare: il mare viene utilizzato come un’opportunità per avere un futuro magari differente e anche più concreto perché in realtà questi ragazzi non vengono soltanto seguiti per qualche anno ma vengono presi da quando hanno 5-6 anni e portati avanti fino ai 20 e qualcuno di questi ragazzi era in barca su Shosholoza e faceva parte del Team a Valenzia. Sono delle iniziative che in qualche modo fanno diventare reali delle cose che apparentemente potrebbero essere solo dei sogni: e in questo momento Shosholoza qui per me, personalmente, è un sogno.

D: A proposito della “Izivunguvungu Fondation”: la giornata vede protagonisti i ragazzi sudafricani.

Paolo Cian: Si, i ragazzi faranno una regata venerdì che si chiama “tre nazioni” perché era partita semplicemente con i ragazzi del sudafrica e i ragazzi della Lega Navale di Napoli e si sono aggiunti dei ragazzini ancora più piccoli della Sezione di Castelvolturno della Lega Navale. Anche loro regateranno, sono dei ragazzi che vengono dalla Nigeria e quindi questa iniziativa ancora non ha mosso i primi passi che sta già crescendo.

D: Il Team basa il suo modo di operare, di lavorare e di competere su una musica di sottofondo che è quella dello “Spirit of Shosholoza” che significa proprio “andare avanti”. Vorremmo sapere cosa rappresenta per te e come lo vivi.

Paolo Cian: Ci tento a fare una considerazione: io non sono un critico di musica però, ascoltando questa canzone, salta in mente immediatamente che si tratta di una musica africana vera, non semplicemente trasversalità etniche, quella è la vera musica del Sudafrica. Ovviamente parla di una situazione difficile perché è una canzone che cantano i minatori prima di andare a lavorare e che significa letteralmente “spingiamo e tiriamo tutti insieme”. Questo è esattamente lo Spirito di Shosholoza e credo che sia stata la chiave attraverso la quale, pur essendo alla prima esperienza, Shosholoza è cresciuta sempre di più fino a diventare pericolosa per qualsiasi altro Team. Noi abbiamo impensierito e preso tanti punti anche con Team forti e quindi il rispetto verso questo Team giovane è cresciuto di regata in regata.

D: Agli esordi della Louis Vuitton Cup molti sottovalutavano la reale potenza del Team: speravano fosse il “Team materasso” dove prendere punti era un gioco da ragazzi…

Paolo Cian: Purtroppo per loro su quel materasso si sono infranti alcuni progetti…

D: Con riguardo invece al World Match Race Tour; ti ha visto in Brasile vincente però purtroppo in Germania non è andata come sperato e il 12 Giugno sarai impegnato in un altro match in Korea.

Paolo Cian: Il Match race è uno dei nostri obiettivi principali della stagione 2008; noi abbiamo chiuso la stagione scorsa al terzo posto e quest’anno siamo partiti secondo me fortissimo perché abbiamo fatto i secondi a Marsiglia, primi in Spagna, primi in Brasile e siamo usciti al primo Round Robin in Germania: penso sia una cosa, che con riguardo ai cicli di concentrazione, può anche succedere. Fra l’altro in Germania abbiamo corso in condizioni veramente di zero vento su un lago che è famoso per questo. Noi l’anno scorso avevamo vinto in Germania; quest’anno evidentemente siamo arrivati con un carico eccessivo e l’abbiamo pagato. Però i primi tre siamo in 3 punti e quindi siamo contentissimi dell’attuale stato di forma del Team e siamo pronti a riscattarci.

D: E con riguardo alla barca che sarà utilizzata in Korea?

Paolo Cian: In Korea sarà utilizzato un nuovo 36 piedi quindi ci potrebbe essere un’incognita sul fatto che c’è l’asimmetrico quindi cambiano un po’ certi schemi però insomma non credo che sia un problema.

D: Come ultima domanda vorremmo chiederti cosa ti senti di dire come persona e come timoniere a chi si avvicina al mondo della vela per la prima volta e in particolar modo a chi scopre Shosholoza, primo Team sudafricano della storia dell’America’s Cup.

Paolo Cian: Io di barche grandi ne ho portate tante e avevo anche fatto la precedente Coppa con Mascalzone Latino: secondo me c’è uno spirito particolare a bordo di Shosholoza e oltretutto il messaggio che il Team ha portato in giro per il mondo è quello che è possibile assistere ad una prima esperienza su un palcoscenico internazionale. Sono partiti direttamente dalla competizione più impegnativa che c’è; per questo erano guardati con simpatia e poi alla fine hanno dimostrato di essere forti quanto sono diventati forti con il Rugby e magari possiamo andare ancora più avanti.

D: grazie, è stato un piacere. Buonagiornata.

Paolo Cian: anche a voi.

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