28/03/09

Pensieri al vento - Shosholoza: passato, presente, futuro.

Ho accolto con sorpresa l’enorme disponibilità dimostratami dal Comandante Salvatore Sarno a concedermi l’ultimissima intervista, successiva ai Louis Vuitton Pacific Series; svariate migliaia di km di distanza non hanno ostacolato il pensiero, quello del Comandante, nei confronti di tutti i tifosi italiani, impazienti di conoscere cosa ne pensasse chi, dalla lontana Durban, opera costantemente con in testa due unici obiettivi: dare il meglio per la propria organizzazione e vedere in acqua Shosholoza.

Il periodo forse non è quello dei più felici ma, in modo responsabile e sincero e a nome di tutti quelli che come me fremono nell’avere qualche news da masticare sotto i denti, ho ritenuto necessario indagare per il futuro e per i prossimi eventi e scomodare proprio il Comandante che, nel suo modo sempre cortese e disponibile, mi ha saputo fare un po’ il punto della situazione.

La paura degli addetti ai lavori, così come più volte espressa anche dal Comandante Sarno, è connessa alla scarsità del tempo a disposizione per implementare in modo compiuto e senza adattamenti tecnici obbligati l’idea di un’imbarcazione e la costruzione della stessa secondo canoni di, come normale che sia in questo tipo di competizioni, altissima qualità e professionalità. La paura degli adetti ai lavori però è anche connessa alla aleatorietà dell’evento e alla imprevedibilità della Corte Suprema di New York che non lascia che fantasticare sulla eventuale sentenza. Risultato? Amaro, molto amaro. Non si sà nè dove nè quando avrà luogo, bello (in modo ironico, logicamente) vero?

Riprendo qualche ultimissima dichiarazione (riguardante l’emanazione di queste ultime regole di classe, quelle dell’AC33) presente in completo nell’ultimissimo articolo dell’ultima intervista del Comandante (“Un caffè col Comandante Sarno: bilancio di fine Louis Vuitton Pacific Series”): “i parametri non sono ancora definiti del tutto e quindi nessuno può cominciare la progettazione. In parole povere è già troppo tardi per pensare al 2010”, mi dice. “Probabilmente si sta aspettando la sentenza e non mi meraviglierei se fosse tutto rimandato e che anche questa barca vada poi a tener compagnia all’AC90 del 2007”, ha poi aggiunto.

Sunto: tutto bloccato. Sappiamo con certezza che Alex Simonis e il suo team di disegnatori, non hanno avviato, per impossibilità connessa alla aleatorietà dell’evento e delle regole stesse, le fasi di disegno e progettazione della nuova Shosholoza. L’attesa morde, morde tutti quelli che fremono nell’assistere al varo di una nuova e fiammante Shosholoza; morde i tifosi ma anche gli appassionati in genere, i velisti, e chi della vela ne fa uno stile di vita.

L’attesa rende ancor più turbolenta l’idea di un evento, l’America’s Cup, così per usare le parole di un grande appassionato, “universalmente riconosciuto come il più antico trofeo sportivo della storia, simbolo dell’avventura, dell’am¬bizione, della sfida e del genio”.

Che fine faranno queste nuove regole? Vedremo costruita la AC33? Forse sì, forse no. Una sentenza contraria potrebbe significare disgregare queste regole, farle fare la fine dell’AC90 (così come detto anche dal Comandante) e iniziare tutto da capo; potrebbe significare sfida su catamarani, Alinghi Vs. Oracle; potrebbe significare “ennesima sconfitta”, non per la vittoria della parte che ad insindacabile giudizio della Corte Suprema di New York, sia stata lesa da un’altra, ma per tutti: sindacati, team, tifosi, sponsor. Sembra tutto sempre più in balia delle situazioni, del vento contrario. Spero solo che il vento possa ruotare e possa così schiarire finalmente questa situazione poco piacevole per tutti; forse il 31 marzo, data del prossimo competitors meeting, potrebbe essere la volta buona. Chissà, speriamo che lo sia.

Clicca sul bigliettino per ingrandire

0 commenti:

Posta un commento