19/01/09

Pensieri al vento - Shosholoza: l'anima della vela.

Un giorno di non molto tempo fa lessi di un treno che tra la fine dell´Ottocento e i primi del Novecento correva dalla Rhodesia (oggi Zimbabwe) al Sudafrica e lessi che su quel treno migliaia di minatori neri, costretti a una vita di stenti e di fatiche nelle miniere d´oro del Transvaal, cantavano un´antica canzone: Shosholoza, che in lingua zulu significa "spingi avanti", "fai spazio" ed indica la corsa senza sosta verso la meta.

Fu da questa canzone che partì tutto; a distanza di oltre un secolo, quel nome legato alle radici e vagheggiante un sogno di libertà, comparve sulla fiancata della prima barca sudafricana della storia della Coppa America pronta a veleggiare nell’edizione di Valencia: Shosholoza si disse e si scrisse, l’anima della vela, the soul of saling.


Basta leggerne le parole o ascoltarne la musica per sentirsi subito coinvolti nel sogno sudafricano, basta sapere che dietro ad un’impresa di siffatta importanza vi è un italiano, come diremo noi dalle nostre parti o’ Comandante Sarno, approdato per lavoro e passione nella città portuale di Durban da tantissimi anni.

Basta pensare che Nelson Mandela e il premio Nobel per la pace l’Arcivescovo Desmond Tutu da subito entusiasti dell’idea hanno appoggiato il progetto del Challenger sudafricano, hanno premuto e pregato affinchè questo sogno si realizzasse e ne hanno condiviso gioie e dolori durante le regate in giro per il mondo.

E come dimenticare che tra le Egadi, nei Louis Vuitton Act di Trapani del 2005, Andrew Mlangeni, per ventisei anni compagno di carcere dell' ex presidente sudafricano nella cella di Robben Island e membro del Parlamento delle prime elezioni democratiche, scorazzava come diciottesimo a poppa incurante della pioggia che scendeva a secchiate e dello schioccare dei fulmini?


Bhè, questo è lo spirito di Shosholoza. Ricordo con piacere quando il Comandante Sarno disse: “abbiamo tutti i problemi di questo mondo, abbiamo un budget limitato, siamo meno esperti degli altri, ma abbiamo uno spirito di squadra che nessun altro ha. Dobbiamo conservarlo. Ricordate quello che abbiamo passato e che passiamo tutt’ora? Non siete dei professionisti, ma tutti insieme con la nostra fiducia abbiamo qualcosa di molto più grande, di molto più forte degli altri. Non dobbiamo cambiare perché nel momento in cui cambiamo, nel momento in cui pensiamo ai soldi, ai grandi affari, siamo finiti. Cosa pensate che non ricordo quante difficoltà avevate? Pensate sia cieco? Non sono affatto cieco. Ero orgoglioso di voi come lo sono oggi”. Il suo messaggio inneggiava alla indifferenza verso i complessi e costosi meccanismi tipici di una competizione così importante, “pensiamo a noi” diceva con toni forti, “pensiamo solo a noi stessi, alleniamoci e guardiamo avanti”.


E questi ragazzi venuti dal nulla, molti dei quali non avevano mai messo piede prima dell’RSA-48 (l’ex Luna Rossa di Auckland) e poi sull’RSA-83 (progettata e costruita in Sud Africa) su una barca di quelle dimensioni, hanno dimostrato, coadiuvati da validissimi velisti di fama internazione e classe da vendere come Paolo Cian e Tommaso Chieffi, che con la forza, la determinazione e senza pregiudizi si può raggiungere qualsivoglia risultato e riscattare così la propria posizione.

Dopo spettacolari Louis Vuitton Act e un avvincente Louis Vuitton Cup dove il Team ha raccolto, in maniera alquanto soddisfacente, ottimi risultati nel primo e nel secondo Round Robin, un altro obiettivo si pone fisso agli occhi del Team. Questo obiettivo si chiama Louis Vuitton Pacific Series. Questo obiettivo si chiama Auckland. Questo obiettivo si chiama Vittoria…

Ora a conclusione la domanda che mi pongo spontaneamente è: cosa resta di un America’s Cup martoriata da continui casi legali, aule giudiziarie e scontri per corrispondenza? E la risposta che mi dò, altrettanto spontaneamente, è: ciò che resta è lo Spirit of Shosholoza, è la consapevolezza che soltanto con il lavoro di gruppo, la coesione, la speranza in un futuro migliore si possa così rinnovare l’avvento di una nuova “aetas aurea” (età dell’oro) così come profetizzato dal poeta mantovano Virgilio.

Questo scritto poiché come anche la mia Lega Navale insegna non è sufficiente saper fare e fare bene, occorre anche farlo sapere.

Grazie per l’attenzione e buon vento a tutti affinchè questo 2009 sia un anno ricco di successi.


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