11/01/09

Un caffè col Comandante Sarno: bilancio di fine 2008 e progetti, programmi e prospettive per il 2009...

D: Comandante Sarno qual è secondo lei l’attuale situazione dell’America’s Cup e quali barche si costruiranno con le regole della nuova classe che si stanno per varare?

Comandante Salvatore Sarno: Penso che con le nuove regole uscirà fuori qualcosa di interessante, qualcosa che sarà vicino alla famosa AC90 già determinata in passato ma che comunque rivoluzionerà l’America’s Cup. Devo ammettere che Alinghi si sta comportando molto democraticamente perché stanno ascoltando tutti i suggerimenti degli altri Team, specialmente quelli degli spagnoli, dei neozelandesi, i nostri; così sta uscendo fuori di comune accordo qualcosa di molto bello e principalmente qualcosa sul quale sono d’accordo tutti i migliori architetti navali coinvolti nell’America’s Cup. Il problema però è molto semplice: a oggi, 4 gennaio, questa nuova classe non è stata ancora definita al cento per cento. So che ci manca poco, un'altra o due riunioni, e poi uscirà fuori il risultato finale, ma comunque resta il fatto che tale risultato finale non c’è ancora.

D: Ciò a cosa porta?

Comandante Salvatore Sarno: Porta al fatto che tutto viaggia un po’ in ritardo. Considerando il fatto che con queste nuove barche si vorrebbe fare l’America’s Cup nel 2010 (probabilmente nei mesi di maggio, giugno, luglio) devo dire che siamo un po’ tutti in enorme ritardo.

D: Perché si è in enorme ritardo?

Comandante Salvatore Sarno: E’ semplicissimo. Una volta definiti i parametri di queste barche, un architetto ha bisogno di un minimo di sei mesi completamente dedicati e concentrati alla progettazione di questa nuova imbarcazione per tirar fuori i disegni. Parliamo nello specifico di Alex Simonis e del suo Team, nostri Designer. Appena definiti i parametri lui partirà con i lavori per la progettazione dell’imbarcazione ma ci vorranno come minimo sei mesi per tirar fuori i disegni, che non sono quelli finali ma che sono quei disegni per cominciare la costruzione. Così la costruzione non potrà cominciare prima di luglio; tenendo conto che i parametri saranno definiti a fine gennaio e circa sei mesi per la progettazione, si arriva a luglio. Si parte dal mese di luglio con la consapevolezza che per costruire una barca del genere ci vogliono come minimo 30.000 ore di lavoro, quindici/venti persone impegnate totalmente nella costruzione e, ancora una volta, sei o sette mesi di intenso lavoro: si arriverebbe così ad avere un’imbarcazione entro gennaio/febbraio del 2010. A gennaio/febbraio però l’imbarcazione non è pronta per l’America’s Cup; in quell’eventuale periodo l’imbarcazione viene varata, va in acqua e poi deve essere necessariamente testata. Dopodiché ci vogliono altri mesi di prove, fino ad arrivare a maggio/giugno del 2010: in questo periodo possiamo dire di essere già ai limiti massimi poiché anche soltanto un’eventuale e semplice rottura potrebbe portarti fuori limite di tempo.
Ciò detto nell’eventualità che questi parametri vengano definiti entro la fine di gennaio. Se però questi parametri non vengono definiti entro la fine di gennaio ma entro la fine di febbraio si va completamente fuori, a meno che l’America’s Cup non venga organizzata il mese di settembre.

D: Quindi potremmo dire che il connubio enorme ritardo e assenza, per adesso, di un preciso progetto per questa 33a Coppa allontanano interessi e sponsor dall’America’s Cup?

Comandante Salvatore Sarno: Si, enormemente. Teniamo proprio presente che a causa di questa incertezza gli sponsor sono più restii a concedere finanziamenti e che per pagare un Team di designer c’è necessariamente bisogno di uno sponsor. Oggigiorno un Team normale, a parte i grandi, deve andare in cerca di uno sponsor per iniziare a lavorare; uno sponsor per concedere finanziamenti ad un Team di Coppa America ha bisogno di certezze, di un progetto. Il caso legale tra Oracle e Alinghi non è ancora chiuso; nel caso in cui sarà accettato, dal Giudice Callan della Corte Suprema di New York, il controappello di Oracle, è ancora viva la possibilità che si faccia quella famosa sfida tra catamarani. L’America’s Cup Management in questo caso ha comunque assicurato sullo svolgersi di alcuni eventi trasversali l’America’s Cup come questi di Auckland che inizieranno proprio a breve.
Il problema a questo punto è sempre lo stesso: non avere nessun tipo di certezza porta a bloccare tutto, progetto, costruzione, evento. Se non si comincia a febbraio, come si può essere pronti per giugno o luglio che sia del 2010? La situazione non è stata chiarita. Da ciò si deduce che questa situazione di prontezza da parte di tutti i Team è più che altro rivolta a trasmettere un chiaro segnale di attività e voglia di cominciare sia al Giudice Callan della Corte Suprema di New York che a tutti i tifosi. Tutti pronti, d’accordo, contenti di questa nuova formula che si sta studiando: il punto è che ci troviamo tutti però in una situazione di incertezza. La diatriba tra Oracle e Alinghi potrei dire che ha fatto ‘teoricamente’ bene alla Coppa poiché scorgo più dialogo e comunicazione tra il resto dei Team proprio per tirar fuori qualcosa di buono. Ma si sta facendo perché è quella la strada o perché qualcuno vuole dimostrare alla Corte che non è un lupo ma un agnello? Non saprei. In definitiva però la situazione è molto difficile, a meno che non si decida di riorganizzare la Coppa con le Version 5: riorganizzarla con le stesse barche potrebbe essere anche un bene perché le risorse di cui si occorre sarebbero molto più limitate, dimezzate. Perché non farla con le stesse barche apportando qualche piccolo cambiamento?

D: Inizialmente, al nascere della diatriba tra Oracle e Alinghi, si era già pensato di rifare l’America’s Cup con la Version 5, giusto?

Comandante Salvatore Sarno: Si, però era comunque iniziale. Ovvero, le nostre barche Version 5 venivano utilizzate soltanto per delle regate iniziali alla 33a America’s Cup: eravamo già tutti pronti a partire nel 2008 e poi nel 2009 con i Louis Vuitton Act. Però già all’epoca di tali idee eravamo a settembre ed io avevo già ingaggiato il Team dei disegnatori perché cominciando a settembre non avremmo sforato i tempi per maggio. Ora però siamo già a gennaio e faccio un paragone con quello che stavamo facendo l’anno scorso: l’anno scorso partendo a settembre ce l’avremmo fatta poiché avevamo due o tre mesi di tempo per testare le barca, il che era molto promettente perché ci saremmo trovati tutti nella stessa situazione. Io pensavo addirittura che sia Alinghi che Oracle si comportassero come dei novizi poiché correvano il rischio di perdere molto: con una barca ‘mostro’ come l’AC90, non avente parametri sulla superficie velica (si sarebbe potuta invelare a propria discrezione), avente come parametri standard per tutti la massima lunghezza, il pescaggio e il peso, un Team piccolo poteva rischiare il tutto per tutto e vincere mentre, un Team ‘milionario’, sbagliando qualcosa e non rischiando il tutto per tutto avrebbe potuto affondare una campagna di ‘cento milioni’ e non vincere la Coppa America.

D: Quindi la loro paura era mettersi al pari con tutti quanti gli altri avendo comunque reclutato più campioni e avendo speso più capitali?

Comandante Salvatore Sarno: Esatto, proprio perché con quella formula c’era il pericolo che con questa libera scelta è possibile che un Team rischi di più e un altro invece rischi di meno. A una squadra potente come Alinghi, come Oracle o come i neozelandesi di ETNZ, convengono maggiormente dei parametri che mettano tutte le imbarcazioni più o meno sullo stesso livello in modo che la differenza la faccia poi l’esperienza, l’equipaggio, il timoniere.
Parametri a parte rimane comunque ferma per il futuro la proposta di Alinghi, che a me d’altronde piace molto, di una sola barca, di fare gli allenamenti tutti insieme per così evitare campagne lunghe tre o quattro anni evitando la famosa storia del divieto per chi fa parte di un Team di diversificare e quindi magari fare anche qualche altro lavoro: questo ridurrà enormemente le spese e ridurrà inoltre i famosi vantaggi delle squadre plurimilionarie.
Immagina che quando confronti due stesse barche dello stesso Team e devi così avere due ottimi equipaggi che sono allo stesso livello, stesse vele, etc., una campagna di Coppa America costa il doppio. Il vantaggio per chi se lo può permettere è enorme, poi dipende anche chi questo vantaggio lo paga. Ricordo per esempio il caso di Oracle durante gli allenamenti: io ero convinto che Oracle frenasse la barca, che lo facesse appositamente per non scoprire agli altri Team di avere una barca velocissima. Ho tantissime fotografie con Oracle dietro di noi in allenamento, o di bolina o di poppa che fosse Oracle era sempre dietro costantemente.
Durante la serata di Louis Vuitton svoltasi a Valencia, Bertarelli mi chiese secondo me quale fosse la barca più veloce della scorsa 32a America’s Cup; io risposi senza esitare “Oracle” poiché ero convinto che una campagna di quattro anni, fior di milioni spesi, migliori architetti ingaggiati, migliori atleti nel Team portassero ad ottenere i migliori risultati. Le nostre due regate perse contro di loro sono addebitabili a nostri errori, al fatto che non li abbiamo coperti, non al fatto che loro erano stati più bravi di noi.

D: Forse è anche quella una delle tante cose che hanno per così dire fatto arrabbiare Larry Hallison.

Comandante Salvatore Sarno: Si, proprio così perché queste cose nell’America’s Cup succedono. Ricordo che quando parlai con Vittorio Landolfi, famoso ingegnere strutturale di Napoli (che produsse il primo nostro albero, poi spezzatosi non per colpa sua ma per colpa del nostro architetto navale che sbagliò a dargli gli spessori giusti), rimasi stupito quando mi disse che nella stragrande maggioranza delle volte, essendo lui l’addetto alla vasca, su un centinaio di modelli testati questi presentavano quasi le medesime caratteristiche.
Cambiare la nostra prima Luna Rossa, l’RSA-48, era impensabile non per questioni direttamente economiche, ma anche per il fatto che modificando la barca i nostri ragazzi non sarebbero potuti uscire in mare e non si sarebbero così potuti allenare: fu così che decidemmo di partire con i lavori per la costruzione dell’RSA-83. Devo aggiungere che abbiamo costruito l’RSA-83 senza nessuna prova in vasca tenendo presente solamente che secondo noi la barca sarebbe dovuta essere molto più stretta: le regole però erano le stesse per le IMS, ovvero con le murate dritte. Quindi noi abbiamo progettato e costruito questa barca e solamente dopo, partendo da questa barca, abbiamo fatto una dozzina di modelli. Alla fin fine comunque non credo che ne abbiamo tenuto tanto conto proprio in virtù del fatto che i segnali risultanti dalle prove in vasca ci hanno messo nelle condizioni di migliorare soltanto la prua.

D: Ma la domanda che viene spontanea è: il pubblico vuole un’America’s Cup con un Team che spende poco ed ha un budget limitato o continua ad amare la vecchia storia dei cento milioni?

Comandante Salvatore Sarno: Non saprei. Ricordo comunque la risposta che diede Grant Dalton ad un giornalista che gli chiese se sentiva che il suo Team avesse delle inferiorità rispetto agli altri grandi Team presenti alla Coppa proprio perché Emirates Team New Zealand avesse un budget più ridotto rispetto ad Alinghi, Oracle o Luna Rossa. Lui semplicemente risposte con un “se avessi avuto altri finanziamenti non saprei cosa ne avrei dovuto fare, considerato il fatto che con quelli che abbiamo ricevuto siamo riusciti a fare ed avere tutto quello di cui occorrevamo”. Credo che la risposta sia tutta li, ed è quello che Alinghi dice di voler fare: diminuire queste spese, il che potrebbe essere ottimo per la Coppa America.
Ritornando alla Coppa del 2010, a parte i problemi tecnici poc’anzi accennati, ci sono poi i problemi economici: il mondo è in crisi. Non si possono pretendere dalle società facili interessi per la Coppa e facili finanziamenti per la stessa. Tutto è partito da ottobre, l’enorme crisi che ha colpito tutti, e in special modo nel nostro campo (lo Shipping n.d.r.), non permette ai Team di poter disporre delle risorse di cui realmente necessitano per porre in essere progetti concreti per la nostra Coppa.

D: A parte il fatto che a scarseggiare è tempo e denaro, possiamo dire che il 2010 sarebbe un anno strategicamente sbagliato in virtù del fatto che è anche l’anno dei mondiali di calcio?

Comandante Salvatore Sarno: Certamente. Per anni, l’America’s Cup Management non ha fatto altro che ripeterci che non vi sarebbe mai potuta essere una Coppa nel 2010 e ci ha sempre spiegato con precisione che per le stazioni televisive, avendo anch’esse un budget, se un canale impiega dei capitali per trasmettere gli incontri dei mondiali non più sopperire all’acquisto anche dei diritti televisivi per l’America’s Cup. Ora tutto ad un tratto si parla di una Coppa nel 2010 e per questo penso che dietro queste voci ci sia la volontà, la voglia e l’intenzione di essere su un campo di regata per una manifestazione così importante.

D: E’ del 12 dicembre la notizia che i team hanno concordato tre eventi di America’s Cup da disputare a Valencia nel 2009, indipendentemente dall’appello di BMW Oracle in corso a New York. Precisamente fonti ufficiali affermano che il programma della 33a America's Cup prevede due pre regate a Valencia nel 2009 (e per questo è in corso la definizione dell’accordo finale con la Città), la prima a luglio e la seconda ad ottobre, oltre alla regata annuale del Club Náutico Español de Vela a novembre. L’America's Cup quindi si disputerà l’anno successivo, nel 2010. Cosa sa dirci a riguardo?

Comandante Salvatore Sarno: Penso che se i Campionati del Mondo si disputano nel mese di giugno, l’America’s Cup potrebbe disputarsi nel mese di luglio. Però ritorniamo comunque al discorso fatto precedentemente, ovvero, se una emittente ha impiegato enormi capitali per trasmettere gli incontri dei mondiali non può anche sopperire all’acquisto dei diritti televisivi per l’America’s Cup. Mi chiedo a loro chi glie lo fa fare (all’America’s Cup Managemente n.d.r.) di rinunciare ai proventi derivanti dai diritti televisivi affrettandosi per il 2010 e non aspettare il 2011.

D: Credo sia anche una questione legata alle società che non finanziano i Team, ovvero occorre aspettare che la crisi passi così che le società possano perseguire i propri interessi partecipando all’America’s Cup e finanziare i Team.

Comandante Salvatore Sarno: Certo. Il problema della crisi mondiale è un problema che è iniziato come detto prima secondo me i primi di ottobre. Se non si fosse verificato questo duro momento, avendo un programma più chiaro, credo che le società non avrebbero avuto problemi per finanziare l’America’s Cup per il 2010. Stando a queste recente news (dell’America’s Cup Management del 12 dicembre n.d.r.) sarebbe comunque difficile presentarsi ad uno sponsor per richiedere finanziamenti fin quando non saremmo arrivati alla definizione finale del programma e sapremo dire con certezza ‘quando’.
Penso comunque che si sta lavorando per ottenere un buon programma ma che tecnicamente non si possa essere pronti per giugno, luglio o agosto; ovvero per quelle date si può benissimo iniziare ma con la Version 5. L’anno prossimo per esempio si potrebbe organizzare un altro evento, per esempio a Trapani, posto stupendo per la vela, ma sempre con la Version 5: why not?! Quindi organizzare una serie di eventi per poi organizzare la Coppa nel 2011. Potrebbero inoltre per esempio fissare un limite entro il quale ogni Team non possa varare la nuova Classe.

D: E con riguardo al fatto che a breve inizieranno proprio i Louis Vuitton Pacific Series in Nuova Zelanda?

Comandante Salvatore Sarno: Il Team dall’8 al 18 gennaio sarà a Valencia per una serie di allenamenti con Alinghi e Luna Rossa, mentre il 20 si parte per Auckland. Ci presentiamo a questi Louis Vuitton Pacific Series in Nuova Zelanda con una buona squadra: ci sono tantissimi ragazzi italiani delle Fiamme Gialle insieme ai nostri sudafricani e per questo credo che sia la miglior squadra che Shosholoza abbia avuto fin’ora. Ci sono però ancora dei punti discordanti perché ad esempio Alinghi vorrebbe partecipare alle regate di selezione contro il volere di tutti, Emirates Team New Zealand, organizzatore dell’evento di Auckland e regate ad eliminazione da disputare a parte, vuole ritrovarsi già in finale indipendentemente dall’andamento delle regate stesse. Quindi un po’ di confusione.

D: E con riguardo all’idea proposta a Bruno Trouble di un Louis Vuitton Indian Ocean Cup da svolgere a Durban nel maggio-giugno del 2009?

Comandante Salvatore Sarno: Si con riguardo ai Louis Vuitton Indian Ocean Cup è successo che Alinghi intende organizzare proprio un evento a Valencia per quei mesi e quindi penso che Bruno Trouble ritornando sui suoi passi riorganizzerà l’evento di Valencia scavalcando l’evento di Durban: penso comunque che sia normale un’idea del genere proprio per il fatto che tutte le barche si trovano già a Valencia e trasferirle eventualmente a Durban sarebbe costato molto per tutti.

D: Passiamo a tutt’altro argomento: a che punto è il progetto del film-documentario “O’ Comandante” di Angelo Serio?

Comandante Salvatore Sarno: E’ a un buon punto, credo che a breve potremmo vedere qualcosa.

D: Ritornando al Team, Jason Ker è ormai un ricordo del passato ed ebbi modo di ascoltare una sua (del Comandante n.d.r.) dichiarazione dove mostrava tutta la sua rabbia per questo gesto inconsulto del suo ex designer. Ora c’è comunque Alex Simonis che scalpita nell’attesa dell’ok per la progettazione della nuova Classe. Grande potenziale a disposizione (per menzionare solo alcuni successi nella Sydney Hobart con Nicorette I e Nicorette II, nonché una brillante vittoria nella regata transatlantica ‘Cape to Rio’): è felice di aver ingaggiato proprio lui e il suo Team di disegnatori?

Comandante Salvatore Sarno: Questa cosa di Jason Ker mi ha fatto prima arrabbiare e poi particolarmente divertire poi. Lui si fece a luglio scorso rinnovare il contratto e poi alla fine di settembre mi telefonò una sera e mi disse che si trasferiva dai tedeschi perché lo pagavano di più e gli davano, a sua detta, più garanzie. Mi arrabbiai molto a suo tempo poiché fu di una scorrettezza unica; mantenne invariato il mio rinnovo e poi si trasferì non appena ne ebbe l’occasione. Mi sono invece divertito molto quando un mese fa mi ha telefonato e mi ha chiesto di ritornare perché ora sono i tedeschi ad essere in forse. Con riguardo ad Alex Simonis sono felice di averlo ingaggiato e sicuro che faremo grandi cose insieme.

D: Tirando le somme potremmo dire che comunque la partecipazione alla 32a America’s Cup e tutto ciò che poi si è susseguito hanno creato le basi affinchè si possa arrivare ad una 33a America’s Cup con un bagaglio esperienziale più pesante?

Comandante Salvatore Sarno: Si credo proprio di si. Spero comunque che presto si possa arrivare ad un accordo tra Alinghi ed Oracle che metta la parola fine a questi mesi di confusione che hanno regnato sulla Coppa America. Una cosa però me la sento comunque di dire: una cosa che non ho apprezzato del Sig.Bertarelli è stata una intervista su ‘Yacht Capital’ dove gli chiedevano se lui provasse o meno un senso di colpa nei confronti degli altri Team che si sono trovati senza Coppa, senza sponsor e senza chiari e precisi progetti a causa di questa battaglia legale tra lui e il Sig.Hallison. Lui dice, e per questo non ho capito perché, che non deve niente a nessuno, che non ha creato alcun tipo di problema. Non deve niente a nessuno? Faccio il mio esempio: lui ha tirato fuori un protocollo il quale non ho esitato a firmare ed ho mantenuto viva la base proprio perché lui mi aveva garantito che ci sarebbe stata quanto prima l’America’s Cup. Ok, la colpa non può essere addebitata solo su di lui ma era lui o l’America’s Cup Management a dover controllare che il CNEV soddisfasse i requisiti richiesti dal ‘Deed of Gift’ e per questo credo cha abbia peccato di semplicismo.
Ricordo che quando iscrissi Shosholoza mi fecero tantissimi problemi poiché il Royal Cape Yacht Club, come tutti i Club (di qualsiasi tipo) del Sud Africa (che fino al 1960 a causa di un Decreto Regale del Commonwealth inglese che permetteva -liberamente e senza la formalità di alcun atto costitutivo a due o più individui di fondare un Club-, con la sola benedizione della Regina, di dare vita a qualsiasi forma di organizzazione tra individui), era sprovvisto (anche se esistente da ormai centocinquanta anni) di una registrazione cartacea, di un numero di registrazione. Questo Decreto era nato per aiutare tutti coloro i quali erano lontani dall’Inghilterra e che vivevano all’altro capo del mondo: si invogliava la gente a frequentare dei circoli. Per questo dovetti, per iscrivermi alla Coppa, effettuare la registrazione del Club anche se questo era ormai esistente da centocinquanta anni, come detto prima.

D: Quindi la domanda che ci si pone spontaneamente è: perché questa negligenza di non controllare la reale situazione degli spagnoli?

Comandante Salvatore Sarno: Esattamente. Forse si è peccato di ingenuità. Per questo penso che le dichiarazioni del Sig.Bertarelli (che afferma di non dover niente a nessuno e di non aver creato alcun tipo di problema) non siano giuste nei confronti di tutti quelli che si sono trovati in serie difficoltà anche per mezzo di queste situazioni poco chiare che ci hanno portato a questa situazione.

D: Shosholoza comunque è uno dei pochissimi Team, se non forse l’unico (catamarani a parte) che si è mantenuto in costante attività. Anche per questo l’articolo di Jaume Soler pubblicato su El Mundo nel mese di marzo scorso ci fece un po’ tutti arrabbiare: il giornalista interpretò in malo modo la sue dichiarazioni.

Comandante Salvatore Sarno: Si, li ci fu una mala interpretazione. Era l’equipaggio che si era momentaneamente dissolto, non il Team nel suo complesso.

D: Che poi era la cosa fatta anche da tutti gli altri, perché applicarsi proprio su Shosholoza?

Comandante Salvatore Sarno: Non ne ho idea.

D: In generale sarebbe impensabile una Coppa America senza i Team piccoli come Shosholoza che con impegno, passione, determinazione e mille difficoltà porta avanti e in giro per il mondo uno spirito che nessun altro ha.

Comandante Salvatore Sarno: Diventerebbe una Coppa America solo per due o tre Team al massimo, davvero impensabile. Anche se devo dire di avere ancora la speranza che le cose possano andare per il verso giusto; la 32a America’s Cup organizzata da Alinghi a Valencia è stata a dir poco perfetta, sia per la location che per il fatto, nonché il piacere, che si sia svolta per la prima volta in tutta la storia del Trofeo in Europa.

D: L’anno che si è appena chiuso è stato comunque un anno ricco di successi e di partecipazioni ad eventi speciali e particolari. Tanto lavoro, tanti sforzi, tanti sacrifici eppure Shosholoza ha navigato nei mesi passati nelle splendide acque del golfo di Napoli per la 24esima edizione della Velalonga, ha ‘navigato’ subito dopo per le strade di Nocera Inferiore con una entusiasmante esposizione che ha attratto migliaia e migliaia di persone, i suoi colori inoltre sono stati portati in giro per il mondo dal nostro Paolo Cian che ha partecipato agli inizi del 2008 al Marseille International Match Race (dove si è classificato secondo) poi successivamente al V Open de Espana (dove si è classificato primo) poi Brasil Sailing Cup (dove ha vinto ancora), e poi ancora Korea Match Cup, Match Cup Sweden 2008, St. Moritz Matchrace, Troia Portugal Match Cup, Monsoon Cup, tutti i match del circuito “World match racing tour”. Infine ad ottobre Shosholoza ha regalato un pezzo d’America’s Cup alla 40esima edizione della imponente Barcolana di Trieste. Un 2008 in definitiva positivo ed un suo augurio per il 2009 e per i progetti futuri di Shosholoza.

Comandante Salvatore Sarno: Si il bilancio del 2008 è stato metà positivo e metà negativo. Metà negativo perché i primi sei mesi sono stati completamente incerti; ora, negli ultimi quattro-cinque mesi, i Team si sono messi a lavorare e si sono svolti alcuni meeting specialmente sotto il profilo tecnico per stabilire le regole: sembra che regni la democrazia più assoluta e spero che essa rappresenti la base da cui partire e lavorare ora e in futuro. Tanti problemi, a mio parere, potrebbero essere risolti con regole studiate e create da tutti e con l’apporto di tutti con l’intento di ottenere il meglio per questa manifestazione: siamo comunque a buon punto.
Con riguardo ad un augurio per il 2009 misureremo se c’è voglia ancora di vedere da parte dei tifosi ad Auckland. Noi personalmente da parte di Shosholoza cercheremo in tutti modi di fare bene perché l’equipaggio sa che anche da questa manifestazione dipende molto, l’immagine dipenderà dai risultati che otterremo ad Auckland. Saper portare risultati a casa ed avere un’immagine decorosa come abbiamo sempre fatto è imperativo e credo ci siano forti possibilità di fare bene, molto bene.
Poi successivamente ai Louis Vuitton Pacific Series in Nuova Zelanda ci saranno le regate di Valencia dove torneremo ai vecchi tempi della Coppa America e dove spero che trasmetteremo delle forti sensazioni ai tifosi. Penso che comunque le manifestazioni di Valencia siano un’ottima idea perché saranno molto economiche e in questo recente clima di congiuntura è importante andare e fare, anche se non come l’ultima Coppa, per mantenere sempre vivo lo spirito nei tifosi e in quelli che credono nelle nostre possibilità.
Per il 2010 è troppo presto per fare delle considerazioni a riguardo, sia tecnicamente che economicamente. Probabilmente nel 2010 ci accontenteremo di nuovo di qualche serie di regate come i Louis Vuitton Act passati per poi prepararci per bene per la prossima Coppa: che bella Trapani, perché no!?

D: Grazie mille Comandante, alla prossima!

Comandante Salvatore Sarno: Alla prossima!

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