
Questo non ci è dato sapere. La sorte di una 33a America’s Cup o, detta all’italiana, Coppa America multichallenge, sembra sempre più essere appesa ad un filo consumato e riconsumato, come una vecchia scotta che per anni ha retto un genoa panciuto che si è divertito a cavalcare le raffiche. Non possiamo sapere perché noi, gli amanti in genere della vela e della Coppa America, quelli che non fanno di ogni colpo di tromba un business, non attuiamo un tal mentalità, non rientrando così in quella pseudo società fatta di giri e rigiri di parole che non portano ad un risultato concludente.
Come dire “il rischio mi piace, ma ragionare con raziocinio mi piace di più”: stesso aforisma utilizzabile su una barca che scende giù di bolina completamente sbandata o una monoposto di formula uno che si lancia a tutta velocità verso la variante delle acque minerali nell’autodromo di Imola.
Ci chiediamo: “quanto tempo dovrà passare prima che svizzeri e americani trovino l’accordo?
La risposta non c’è, nessuno ce l’ha. Si può stimare, calcolare probabilità o addirittura ricorrere a cartomanti in erba. Forse arriverà la prossima settimana quando il meeting tra Bertarelli ed Ellison o tra i rispettivi rappresentanti si farà, forse al contrario l’incontro non servirà ad alcunché. Comunque sia, aspettiamo ansiosi qualche notizia con la speranza, almeno per questa volta, che la stessa sia abbastanza corposa e che confermi, come normale che sia quando si parla di Coppa America, il format di un evento multichallenge. Presto forse lo sapremo, alla prossima…
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